ultimo aggiornamento: 17/02 17.00
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CORSIVO
GIUDIZIO

 
 
 

Abbandonando i treni, argomento che pare essere un tabù per qualche punto di Mirandola, vorrei rispondere a Tano in merito all’esercito USA in Iraq e a molte altre cose.

Non è sbagliato dire che l’esercito è presente ai seggi di quasi tutti gli stati in cui si svolgano elezioni democratiche. Questo per effettuare un effimero controllo sulle operazioni e per garantire la sicurezza in un luogo dove confluiscono (o potenzialmente possono confluire) un gran numero di persone. Cosa che accade negli stadi, ai concerti, ovunque ci siano grandi masse radunate assieme. La presenza è però di un numero assai esiguo di effettivi; spesso, almeno nel passato, giovani che stavano sostenendo la leva e quindi non militari di professione.
In Iraq, davanti ai seggi, c’erano schiere di marines e volontari di un nugolo di stati invasori (tra cui la maggiore sono gli USA, ma anche Italia, Gran Bretagna e tante altre), armati di tutto punto, con autoblindo, carri armati, lancia razzi e quant’altro. Non è la stessa cosa. Non è la stessa cosa perché l’esercito schierato e armato intimidisce i votanti. È come se, finita la seconda guerra mondiale, gli USA fossero rimasti con le loro truppe a vigilare sulle elezioni italiane, non bastassero la denigratoria campagna anti-comunista statunitense e vaticana, le minacce sul piano Marshall e quant’altro: sarebbe stato un plebiscito per la DC e, di conseguenza, un altro pericolo per la democrazia (che forse, data l’intelligenza dei politici democristiani, non si sarebbe comunque verificato). Mettere delle truppe, numerose e armate, all’ingresso o addirittura dentro i seggi, manda un messaggio chiaro all’elettore: “ho un mitra puntato, sai già che devi fare”. Che poi, effettivamente, nessuno sia dentro ai seggi a controllare su che simbolo venga fatta la croce, è un altro discorso, fatto sta che le menti deboli (ma anche forti) si fanno influenzare da una presenza “violenta” come quella militare.
Ora, l’obiezione sarà che l’esercito c’era per garantire la sicurezza, che senza l’esercito ci sarebbero stati attentati a tutto andare, le elezioni sarebbero finite nel sangue e cose così. Ma allora, che bisogno c’era di farle queste elezioni, se i rischi erano così alti? Se una cospicua parte degli iracheni (perché se le forze spiegate sono così ingenti vuol dire che i pericoli arrivano da più parti) non voleva le elezioni ed era disposta a soffocarle nel sangue, perché indirle in un clima di terrore (creato dai ?terroristi? e dall’esercito invasore)? Perché?

Perché gli Stati Uniti esportano democrazia e quindi, dopo mesi e mesi di barbarie, violenze, eccidi, bisogna pur dare un segnale che la democrazia è stata esportata: con elezioni svolte davanti ai fucili! Metodo fascista e sovietico. Se questa è la nuova democrazia, sinceramente, non sono molto d’accordo.

Gli Stati Uniti hanno avuto un grande merito nella loro storia: quello di aiutare l’Europa ad uscire dalla seconda guerra mondiale e ripartire dopo anni di tirannia e morte. Merito enorme, non c’è che dire. Ribadisco l’aiutare a fare, non il fare uscire. Le contingenze di allora erano però assai particolari: l’Europa tutta era invasa dall’esercito e dalla politica nazi-fascista, molti territori inglesi (inglesi diventati amici degli USA) erano passati sotto il dominio tedesco, l’Armata Rossa stava reagendo bene all’invasione voluta da Hitler. Tutti questi fattori, gravissimi i primi, di vitale importanza strategica per le influenza nel Vecchio Continente l’ultimo, hanno fatto sì che gli USA spiegassero tutto il loro potenziale bellico per la liberazione dell’Europa.
Poteva essere condivisibile anche la Guerra del Golfo, a difesa di un paese pacifico invaso da un altro paese, l’Iraq. Iraq che dal 1991 non ha più intrapreso guerre. Pensate, nel 2003 l’Iraq era “in astinenza da conflitto” da molto più tempo degli USA!
In Iraq, nel 2003, non c’era nessuno stato di guerra, nessuna invasione in corso, “semplicemente”, per così dire, una dittatura, già indebolita dalla guerra del ’91 e dall’embargo (che indebolisce però più la povera gente, che i dittatori). Dittatura sanguinaria, violenta e oppressiva. Schifosa, come ce ne sono tante nel mondo. Schifosa, ma evidentemente appoggiata da una buona fetta della popolazione. Se è vero che nessuno mai è insorto contro Saddam. Chi conosce la storia sa che spesso, purtroppo, le figure dei dittatori sono amate e appoggiate dalla maggioranza della popolazione per lungo tempo: lo è stato Mussolini, fino all’ingresso in guerra, lo è stato Hitler, lo è stato e in parte lo è tutt’ora Fidel Castro, lo è stato, incredibile, Stalin. Lo era, molto verosimilmente Saddam. Sempre la storia insegna che il popolo insorge quando l’oppressione diventa insostenibile e l’appoggio per il dittatore scema. Batista, Somoza, i regimi comunisti dell’est sono stati tutti abbattuti per volere del popolo. Degli autoctoni. È chiaro, ci sono voluti degli anni. Però i regimi non sono stati abbattuti da una forza straniera che ha deciso la storia di un popolo.
La storia dell’Iraq non conosce democrazia, mai gli iracheni hanno vissuto in repubbliche democratiche. Non è nella loro cultura e storia, non ci sono abituati, non è una cosa che si può imporre. La storia degli iracheni la devono decidere gli iracheni. Punto.

Ora io auspicherei solo questo: che siano gli iracheni, popolo pacifico, e non covo di terroristi come qualcuno pubblicizza in maniera razzista, a decidere se Saddam va bene o no, a patire per la sua dittatura, a gioire perché lo hanno destituito. E che gli Stati Uniti intervengano perché invocati dalla popolazione, non perché invocati dalle multinazionali.

Sennò, ditemelo voi, perché non esportiamo la democrazia in Cina, dove ad una dittatura violenta e oppressiva sono sottomesse un miliardo e mezzo di persone, non diciotto milioni? E no, nel 2005 coi comunisti si fanno dei patti commerciali, non scherziamo. La storia cambia.
Alessandro Trebbi


Tu parli di di "dittatura appoggiata da gran parte della popolazione". Tu parli di "dittatura schifosa, sanguinaria e violenta...PERO'...". Che però ci può essere dopo decenni di regime e soprusi? C'è bisogno di una raccolta di firme tra gli iracheni per richiedere l'intervento della più grande potenza straniera e debellare il regime? E in che modo pensi possano far sentire la voce gli abitanti di un Paese dove anche i calciatori giocano con la spada di Damocle della tortura in caso di sconfitta?
Il tuo ragionamento sembra non fare una piega: lasciamo la possibilità ad un popolo di autodeterminarsi, nel bene e nel male. Che scelga lui il suo destino. In teoria questo sarebbe un grande segno di civiltà e di buona convivenza tra popoli. In teoria. In pratica questo non è più possibile quando la scelta deve essere fatta tra tirannia e democrazia, e non c'è certo bisogno di scomodare i grandi pensatori classici per afferrare l'abisso che passa tra le due forme di gestione del potere. Che poi il fatto che anche nelle migliori democrazie avvengano esecrabili nefandezze è sotto gli occhi di tutti, ma forse la causa più che altrove sta nella natura umana. Inevitabile lo straordinario spiegamento di forze armate per garantire la sicurezza delle elezioni, misure indispensabili vista l'indole non certo pacifica di alcune frange di iracheni irriducibili del regime. Oppure anche la sistematica guerriglia a base di azioni violente è da considerare espressione di una fantomatica cultura-religione islamica, in quanto tale da rispettare a meno di passare per uno sporco reazionario fascista?
In realtà il nobile intento di farsi gli affari propri e rispettare le scelte altrui va bene quando la scelta di un popolo riguarda le sue scelte politiche, economiche, di strategie commerciali; NON quando decenni di dittatura lo costringono a dover ancora scegliere tra tirannia-democrazia. Inutile negare la natura opportunistica e "petrologica" dell'intervento americano, ma diamine, dopo due anni di occupazione gli iracheni hanno esercitato un diritto sacrosanto e fatto un balzo in avanti di decenni.
La triste realtà è che quando l'America è di mezzo a qualsiasi evento una buona parte di persone, incluso il destinatario di questo intervento, storce a prescindere il naso, cercando qualsiasi magagna, non rinunciando a patetiche dietrologie pur di ribaltare il frittatone, chè se una qualsiasi organizzazione umanitaria o ONG o No-profit o No-Global o Equa e solidale e chi più ne ha più ne metta, avesse ottenuto lo stesso risultato (far celebrare elezioni democratiche in un paese in balia di un regime) si starebbe gridando al miracolo. E mi sa tanto che al popolo dei girotondini pacifisti di rosso colorati questo storico risultato roda un po'...Invece l'ha fatto quel cattivone di Bush...E allora invece di giorie per vedere affermati sacrosanti diritti in Iraq, giù merda sugli "americani guerrafondai" perchè sono stati loro i primi a realizzare tutto ciò. Brutta cosa l'invidia - Fami - 17/02

Aggiungo una cosa riguardo la Cina. Qualcosa è già cambiato. Tien An Men qualcosa lo ha detto. Naturalmente a casa di Mao la condanna capitale si abbatte su migliaia di vite ogni anno. La perfezione non esiste - Tano - 11/02

Un primo appunto: siamo sicuri che a NON VOLERE le elezioni fosse un numero COSPICUO di iracheni? Per me, la percentuale di votanti superiore al 60% è stata un segnale enorme di appoggio nei confronti degli INVASORI, come li chiami tu. Siamo davvero convinti che ai seggi si sarebbero recati così in tanti a farsi INTIMIDIRE? TUTTI PECORE STANATE DALLE LORO CASE A FORZA PER METTERE UNA CROCETTA SU UN FOGLIO CON UN MITRA SPIANATO A POCHI METRI? SIAMO SICURI? Mi è parsa una legittimazione di quanto il popolo iracheno anelasse da tempo. No? Il fatto che ciò sia avvenuto attraverso una improbebile propaganda occidentale (armi di distruzione di massa, terrorismo ecc.) lo si può discutere. Un secondo dubbio: che occupazione avrebbe il sig. Al Zarqawi in un paese civile, dove le donne godono dei medesimi diritti degli uomini (esempio)? Il gommista? L'impiegato di banca? E poi scusami sai, ma un paladino della giustizia come te non oppone alcuna reazione ai soprusi e alle stragi perpetrate da Saddam? I Curdi? Mah, che se li incula quelli... eppure son tutti comunisti. Gli Iracheni se sono fessi devono rimanere tali a vita e farsi smazzare da un tiranno qualunque? Io non giustifico le ragioni dell'intervento in Irak ma non cerco di spiegarlo sconfessando la mia ideologia. Il tuo ragionamento è frutto di una mente preparata ed intelligente, caro Trebbi, ma INCOERENTE. Come molto spesso accade a sinistra. Spiegami: ma come fai a dirmi che NON E' GIUSTO INTERVENIRE IN IRAQ PERCHE' DEVONO ESSERE GLI IRACHENI A RIBELLARSI AUTONOMAMENTE. Ma non sei tu, non siete voi, che vi riempite la bocca di queste parole: democrazia, tutela delle minoranze, diritti civili, uguaglianza, parità sessuale? Non dico che tu abbia torto, dico che sei incoerente. Il fatto poi che nessuno abbia, per il momento, intenzione di muovere una guerra nei confronti della Cina è una bella domanda... forse per la puzza di fritto. - tano (mi scuso per la qualità dello scritto, un po' frettoloso, ma il lavoro è impegno!) - Tano - 11/02