ultimo aggiornamento: 22/02 01.00
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CORSIVO
GIUDIZIO

 
 
 

Le voci si fanno sentire. Si sono fatte sentire con Mussolini, con Somoza, con Batista,con Pol Pot. La rivoluzione non è un'utopia. L'utopia nasce, a volte, durante e dopo le rivoluzioni.

Credo di essere obiettivo nel riconoscere i meriti storici degli USA, soprattutto nella seconda guerra mondiale. Contingenza eccezionale, in cui gli Stati Uniti sono intervenuti anche perchè attaccati in prima persona dall'alleanza nippo-italo-tedesca. Contingenza in cui gli Stati Uniti hanno avuto meriti enormi nel ripristino della normalità in un mondo intero squassato e stuprato dal nazi-fascismo. Contingenze eccezionali.
La storia dovrebbe insegnare (ma ahimè, dai Romani ad ora gli errori sono sempre gli stessi) che le imposizioni, soprattutto esterne, non vanno mai a buon fine. Prendo esempio dai comunisti, così siete contenti: mi dite che risultati ha avuto il sogno di Tito di riunire in un unico stato etnie che mai si sono volute bene? Di imposizioni esterne finite male ce ne sono a bizzeffe, non ultima quella dello stato di Israele (democrazia). Gli stessi americani si sono liberati da soli dall'impero inglese e si sono dati da soli una costituzione democratica.
Ma tant'è, si vede che non costuma più studiare la storia. Nei palazzi, ma nemmeno a casa dei liberi cittadini che potrebbero pensare e giudicare senza guardare al profitto.

Poi. Invidioso di che? Del fatto che i pacifisti o Emergency non abbiano "liberato" gli iracheni? Mi dispiace ma le finalità delle organizzazioni umanitarie sono altre: curare i malati, se possibile, sfamare gli affamati, se possibile. Non cercare di imporre il proprio pensiero politico su una popolazione che non era e non è stata mai in rivolta (nemmeno durante l'intervento) e scatenare guerre civili. Perchè, se non abbiamo gli occhi bendati, l'intervento "alleato" ha posto l'Iraq sotto due fuochi: il primo è quello evidente dell'intervento militare americano. Il secondo è quello della guerra civile. Perchè gli USA (e non solo loro) hanno impiantato la "democrazia" cancellando ogni forma istituzionale (ogni) senza adeguati rimpiazzi. L'Iraq, adesso, è un paese diviso tra fazioni in lotta nella anarchia più totale, senza alcun punto di riferimento per i cittadini. L'Iraq è un paese in mano ai predoni e alla disperazione. E le azioni di guerriglia tanto esecrate sono azioni prima sconosciute e contro un nemico (così visto forse non da tutti, ma da qualcuno, secondo me da tanti) armato, non atti dettati dalla religione o dalla cultura. Questo è quel "tutto ciò" che hanno realizzato finora gli americani.

Altro che democrazia! Sennò va bene, raccontiamoci pure le favole. E se avete seguito la vicenda non c'è stata assolutamente una significativa ribellione popolare al regime, neanche dopo l'intervento USA. Ribellione che invece, alla notizia dello sbarco alleato, c'era stata in Italia contro i fascisti da vent'anni al potere. Perchè? Forse sarebbe bene indagare, o no?

E voglio proprio vedere se queste elezioni faranno in modo che l'Iraq si avvii verso una democrazia stabile, senza spargimenti di sangue, con ordine e libertà di pensiero, se vedrò "affermati sacrosanti diritti in Iraq". Impossibile. Queste "elezioni democratiche in un paese in balia di un regime" sono semplicemente un palliativo per l'opinione pubblica. E l'evidenza sta nel fatto che quasi il 40% degli aventi diritto non è andato alle urne. Hai voglia il rischio e il terrore, ma erano le prime elezioni democratiche della storia dell'Iraq, un evento unico e irripetibile! O è un fallimento, cari signori, o è l'evidenza che l'Iraq è un paese spaccato, per nulla coeso sull'opportunità di questo suffragio.

L'Iraq ha una cultura ed una storia diverse da quelle occidentali, che vanno profondamente rispettate. Torno a ripetere, forse non è chiaro. L'Iraq non ha mai conosciuto la democrazia. L'Iraq ha una religione diversa dal cristianesimo e assai più fondante per la società. L'Iraq ha istituzioni e dogmi sociali e civili assai distanti da quelli del mondo occidentale. Forse è indietro nel tempo, va bene, ma che male c'è? Chi siamo noi per imporre agli iracheni qualcosa che non hanno mai conosciuto? Perchè, caro Tano, i diritti civili vanno tutelati coi denti dove hanno le spalle larghe, dove sono stati assimilati e difesi dalla popolazione. Certo, i valori di giustizia sociale vanno esportati, divulgati, come è sempre successo, ma non imposti. Sennò si cade nell'errore opposto, nell'imporre le non imposizioni. Ossimoro.

Vogliamo che l'Iraq "esca dal tunnel" (sono per l'autodeterminazione, ma tant'è, decidiamo che l'Occidente è il bene e tutto il resto è il male): bene. Aiutiamolo. Non imponiamo. Aiutiamo. E' come andare da una tribù dell'Africa equatoriale, che a mala pena sa accendere il fuoco, a imporgli il computer. Non saprebbero usarlo, non saprebbero che farsene. Come l'Iraq e gli iracheni probabilmente, in questo passaggio storico, non sapranno usare la democrazia. Magari sarebbe meglio, prima, insegnare, introdurre pian piano qualche diritto in più. Sempre nella premessa che l'Occidente sia il bene e abbia qualcosa da insegnare e lo sappia insegnare. E con le guerre si insegna ben poco, credo, in termini di civiltà ed evoluzione culturale.

E comunque io sarò sempre per l'egualitarismo, mi dispiace. Se dobbiamo "liberare" "liberiamo" tutti. A partire dalla Cina, la cui popolazione (faccio una stima a occhio) rappresenta almeno il 90% della popolazione mondiale oppressa da una dittatura sanguinaria. Mi fa sorridere che Tano quasi giustifichi i cinesi: la Rivoluzione Culturale è stata un'epurazione quasi degna di Hitler e Tien An Men non ha risolto proprio un bel niente, forse non ricordi che la protesta è stata soffocata coi carri armati. Che è, abbiamo paura?
L'unico problema è che smetteranno di farci scarpe e giocattoli. Poco male, ci penseranno gli iracheni.
Alessandro Trebbi


Trebbi, gli artigli sugli specchi stridono. Qui si nega l'evidenza. BRUTTA COSA L'INVIDIA! - Tano - 21/02

Tu parli di di "dittatura appoggiata da gran parte della popolazione". Tu parli di "dittatura schifosa, sanguinaria e violenta...PERO'...". Che però ci può essere dopo decenni di regime e soprusi? C'è bisogno di una raccolta di firme tra gli iracheni per richiedere l'intervento della più grande potenza straniera e debellare il regime? E in che modo pensi possano far sentire la voce gli abitanti di un Paese dove anche i calciatori giocano con la spada di Damocle della tortura in caso di sconfitta?
Il tuo ragionamento sembra non fare una piega: lasciamo la possibilità ad un popolo di autodeterminarsi, nel bene e nel male. Che scelga lui il suo destino. In teoria questo sarebbe un grande segno di civiltà e di buona convivenza tra popoli. In teoria. In pratica questo non è più possibile quando la scelta deve essere fatta tra tirannia e democrazia, e non c'è certo bisogno di scomodare i grandi pensatori classici per afferrare l'abisso che passa tra le due forme di gestione del potere. Che poi il fatto che anche nelle migliori democrazie avvengano esecrabili nefandezze è sotto gli occhi di tutti, ma forse la causa più che altrove sta nella natura umana. Inevitabile lo straordinario spiegamento di forze armate per garantire la sicurezza delle elezioni, misure indispensabili vista l'indole non certo pacifica di alcune frange di iracheni irriducibili del regime. Oppure anche la sistematica guerriglia a base di azioni violente è da considerare espressione di una fantomatica cultura-religione islamica, in quanto tale da rispettare a meno di passare per uno sporco reazionario fascista?
In realtà il nobile intento di farsi gli affari propri e rispettare le scelte altrui va bene quando la scelta di un popolo riguarda le sue scelte politiche, economiche, di strategie commerciali; NON quando decenni di dittatura lo costringono a dover ancora scegliere tra tirannia-democrazia. Inutile negare la natura opportunistica e "petrologica" dell'intervento americano, ma diamine, dopo due anni di occupazione gli iracheni hanno esercitato un diritto sacrosanto e fatto un balzo in avanti di decenni.
La triste realtà è che quando l'America è di mezzo a qualsiasi evento una buona parte di persone, incluso il destinatario di questo intervento, storce a prescindere il naso, cercando qualsiasi magagna, non rinunciando a patetiche dietrologie pur di ribaltare il frittatone, chè se una qualsiasi organizzazione umanitaria o ONG o No-profit o No-Global o Equa e solidale e chi più ne ha più ne metta, avesse ottenuto lo stesso risultato (far celebrare elezioni democratiche in un paese in balia di un regime) si starebbe gridando al miracolo. E mi sa tanto che al popolo dei girotondini pacifisti di rosso colorati questo storico risultato roda un po'...Invece l'ha fatto quel cattivone di Bush...E allora invece di giorie per vedere affermati sacrosanti diritti in Iraq, giù merda sugli "americani guerrafondai" perchè sono stati loro i primi a realizzare tutto ciò. Brutta cosa l'invidia - Fami - 17/02

Aggiungo una cosa riguardo la Cina. Qualcosa è già cambiato. Tien An Men qualcosa lo ha detto. Naturalmente a casa di Mao la condanna capitale si abbatte su migliaia di vite ogni anno. La perfezione non esiste - Tano - 11/02

Un primo appunto: siamo sicuri che a NON VOLERE le elezioni fosse un numero COSPICUO di iracheni? Per me, la percentuale di votanti superiore al 60% è stata un segnale enorme di appoggio nei confronti degli INVASORI, come li chiami tu. Siamo davvero convinti che ai seggi si sarebbero recati così in tanti a farsi INTIMIDIRE? TUTTI PECORE STANATE DALLE LORO CASE A FORZA PER METTERE UNA CROCETTA SU UN FOGLIO CON UN MITRA SPIANATO A POCHI METRI? SIAMO SICURI? Mi è parsa una legittimazione di quanto il popolo iracheno anelasse da tempo. No? Il fatto che ciò sia avvenuto attraverso una improbebile propaganda occidentale (armi di distruzione di massa, terrorismo ecc.) lo si può discutere. Un secondo dubbio: che occupazione avrebbe il sig. Al Zarqawi in un paese civile, dove le donne godono dei medesimi diritti degli uomini (esempio)? Il gommista? L'impiegato di banca? E poi scusami sai, ma un paladino della giustizia come te non oppone alcuna reazione ai soprusi e alle stragi perpetrate da Saddam? I Curdi? Mah, che se li incula quelli... eppure son tutti comunisti. Gli Iracheni se sono fessi devono rimanere tali a vita e farsi smazzare da un tiranno qualunque? Io non giustifico le ragioni dell'intervento in Irak ma non cerco di spiegarlo sconfessando la mia ideologia. Il tuo ragionamento è frutto di una mente preparata ed intelligente, caro Trebbi, ma INCOERENTE. Come molto spesso accade a sinistra. Spiegami: ma come fai a dirmi che NON E' GIUSTO INTERVENIRE IN IRAQ PERCHE' DEVONO ESSERE GLI IRACHENI A RIBELLARSI AUTONOMAMENTE. Ma non sei tu, non siete voi, che vi riempite la bocca di queste parole: democrazia, tutela delle minoranze, diritti civili, uguaglianza, parità sessuale? Non dico che tu abbia torto, dico che sei incoerente. Il fatto poi che nessuno abbia, per il momento, intenzione di muovere una guerra nei confronti della Cina è una bella domanda... forse per la puzza di fritto. - tano (mi scuso per la qualità dello scritto, un po' frettoloso, ma il lavoro è impegno!) - Tano - 11/02