ultimo aggiornamento: 07/03 17.30
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CORSIVO
GIUDIZIO

 
 
 

Ordunque, visti gli ultimi avvenimenti, Ci sembra giunto irrinunciabile il momento dell’analisi politica. Quindi Ci (pluralia maiestatis che si addice molto al Papa ma anche agli Anticristi) sostituiamo momentaneamente allo splendido Vespa (sempre fuori dal pezzo e dentro la chirurgia plastica), al bravo ma ingabbiato Enricone Nazionale (però la moglie! non male… cos’è, il risarcimento di Carlo Rossella?), al compagno Floris (è il sosia sputato di Lodi), al biondissimo Santoro (è il sosia sputato di Solange, assieme a Robbino e a Malavolta) e a tutti gli altri credibilissimionestissimiirreprensibilissimi opinionisti Rai-Mediaset-Sette-SkyCalcio.

La crisi che ha investito il governo del buonissimo Romanone è innanzitutto una crisi di numeri: c’è poco da fare, l’Unione non ha l’algebra sufficiente per governare. Non ce l’ha perché un vantaggio di UN senatore (158 a 156 vuol dire che se uno passa dall’altra parte si è pari) è ridicolo in confronto ad un’assemblea con 314 votanti (Marini per consuetudine istituzionale non vota) e in una storia come quella italiana fatta di continui passaggi di fronte dei singoli (anche nella storia della sinistra basta pensare, che so, a Bondi o a Ferrara che, per fortuna, sono passati da quella che è realmente la loro parte dopo aver guerrigliato in nome del PCI). Quindi la situazione è critica fin dall’inizio, fin dall’aprile scorso, fin dagli esiti brogliati delle elezioni (ovviamente brogliati dall’“Appositore di Crocette Pianista sull’Oceano Anima Povera Unto dal Fard Leader Incontrastato della Casa Delle Libertà e Del Pianeta” On. Cav. Pres. Pian. Por. D. Di. Silvio Berlusconi).

Inutile, credo, tirare fuori la storiella dei senatori a vita: essi medesimi hanno gli stessi diritti parlamentari di tutti gli altri, per Costituzione, e alla lunga danneggeranno il Governo più che aiutarlo (forse che Andreotti, Cossiga, Pininfarina e Colombo sono intellettuali di sinistra? Non prendeteci e non prendiamoci per il culo, grazie!). Quindi la polemica dell’opposizione è sterile, perché non ha nessun motivo di esistere: il Governo è da dieci mesi in difficoltà sui numeri e lo sarà finchè durerà la legislatura, punto, non c’è molto da aggiungere sui senatori a vita e i nobel per la pace.

Ora, questa difficoltà ultimamente, grazie all’intervento dell’eccellente Massimo Decimo Meridio, è diventata anche politica. Il “o passa la mia linea, oppure si va tutti a casa”, pronunciato come un augusteo monito alla vigilia della votazione sulle linee di politica estera del governo, ha inguaiato, e non poco, il Romano esecutivo. La sentenza dalemiana ha costretto a una pseudo votazione di fiducia, della quale l’esito, nella disorganizzazione unionista e in mancanza di un direttorio di maggioranza che avesse ben chiarito posizioni dei partiti e dei singoli, era per tutti (D’Alema per primo) decisamente scontato. Quindi perché, o Massimo? La domanda è rimasta senza risposta: chi si aspettava il solito geniale capovolgimento tattico del contropiedista di Gallipoli ha dovuto ricredersi. Niente è cambiato, tutto come prima, tutti al loro posto. Allora viene ancora più da chiedersi: perché? Cosa ci ha guadagnato il Governo e soprattutto D’Alema da questa presa di posizione, se non una grande e maleodorante figura di merda? Perché la maggioranza è coesa, quindi la fiducia era abbastanza scontata. Ma non è d’accordo solo su due punti: la guerra e i DICO. Se sono sufficienti per andare a casa (così ha dichiarato il Massimo Farnesino), si va a casa. Punto. E vaffanculo la fiducia. L’hai detto, lo fai: sennò sono solo parole al vento (che banalità!) e prese per i fondelli di chi ti ha votato.

Quella che è mancata ultimamente (e solo ultimamente, a scanso di qualsiasi equivoco o attacco all’esecutivo) è quindi, ahimè, la coerenza. Perché se uno dichiara in pompa magna “o si vota così o andiamo tutti a casa” dovrebbe avere almeno il buon senso di andarci lui, a casa, di dare un esempio di correttezza e chiarezza politica. E il fatto che Napolitano abbia respinto le dimissioni in blocco del Governo non giustifica D’Alema del non aver presentato le proprie singole e personali intimissime, di dimissioni.

Una coerenza che manca anche sulla politica estera, purtroppo, e forse questo è il sintomo di un Governo un po’ in confusione, su alcuni temi. Non si può uscire in fretta e furia dall’Iraq, perché giustamente la si ritiene una guerra ingiusta, e poi rimanere in Afghanistan e dire agli amiconi americani “sì, fico, raddoppiamo le basi militari, si sa mai che ci invadano gli Ostrogoti!”. Non è coerente, e, pur nella sua senil demenza, ha ragione Turigliatto: il suo partito, e assieme al suo partito anche il vecchio PCI e la sinistra di buon senso, ha sempre adottato una linea chiara sulla politica estera e sul rapporto con la guerra. E questa linea, ultimamente, è stata completamente sconfessata.

Non sta a me dire se è stata sconfessata a torto o a ragione, la filosofia pacifista della sinistra: ma ci vorrebbe quanto meno il coraggio di una spiegazione, l’intelligenza di un chiarimento coi propri elettori, un bel discorsetto. “Guardate, siamo venuti via dall’Iraq perché bla bla bla, siamo rimasti in Afghanistan e ci piace far giocare alla guerra gli americani sul suolo nostro patrio perché bla bla bla”. In questo tutti i partiti sono incoerenti: non si può organizzare la contestazione a Vicenza (PDCI, Verdi, Rifondazione) e poi votare SI al rifinanziamento di una missione militare (e non civile, ancora una volta, che nessuno ci prenda per il culo perché siamo sì coglioni, e Silvio ha ragione, ma non del tutto) che è speculare a quella irachena, e cioè arbitraria, insensata e con ben altri scopi che quello dell’annientamento del terrorismo (che non si annienta con le invasioni barbariche). Non si può prima dire (DS e Margherita) che sull’Afghanistan ci vuole la maggioranza compatta e poi parlare di maggioranze cangianti. Ci vuole chiarezza. Credo si capisca da queste righe quale sia la Nostra opinione sull’argomento guerra, ma se si sceglie di rimanere in Afghanistan e di fare la nuova base a Vicenza qualcuno ce ne deve spiegare i motivi e qualcuno deve spiegare perché anche Rifondazione, Verdi ecc. sono d’accordo, quando per tutta la loro storia sono stati contrari. Poi è sacrosanto che se un partito a maggioranza decide di votare in una certa maniera, soprattutto con l’elezione mediante il proporzionale puro, chi si dissocia è un traditore dell’elettorato, oltre che del Governo. E quindi Turigliatto e Rossi sono due stronzi (eloquio sgarbato e sgarbico). Poi, per il resto, tutto bene, se me lo spiegate.

Ci vuole trasparenza. E se i numeri non la consentono, la trasparenza, se i partiti non la consentono, la trasparenza, allora è davvero meglio tornare a casa, con le orecchie basse, e riconsegnare il governo a Berlusconi e a qualche altro ladrello.
Perché allora vorrebbe dire che la sinistra è davvero diversa dalla destra (come onestà intellettuale, non come correttezza dei provvedimenti e delle leggi e delle misure economiche, qui c’è un abisso tra Cdl e Unione) soltanto quando è all’opposizione. E sarebbe molto triste. La nostra fiducia c’è quindi, ma è abbastanza a scadenza.

Nota finale sui froci: dato che siamo in vena di polemica. Con tutto quello che c’è da fare sulle pensioni, sugli ammortizzatori sociali e soprattutto sulla legge elettorale, in questi dieci mesi noi pensiamo, tra tutto questo, alle nase? Ora, sono e sarò sempre perfettamente d’accordo sul provvedimento in questione, sono e sarò sempre perfettamente d’accordo con la tutela delle minoranze, sono e sarò sempre perfettamente d’accordo con l’illuminante, per una volta, Rosy Bindi, che rivolta al geniale Schifani disse “Vorrei sapere qual è l’idea che avete voi di democrazia, quando teorizzate un esecutivo che non pensa alle minoranze e, anzi, le discrimina”. Però, diciamocelo: sulle coppie di fatto eterosessuali, i DICO sono un surrogato un pelo più blando del matrimonio civile, indi non indispensabilissimo, almeno adesso non è una priorità fondamentale. Inoltre le coppie di fatto, forse qualcuno non lo sa, nelle graduatorie dei Comuni sono già inserite, sono assolutamente partecipi a qualsiasi gara, sia per la Case Popolari che per qualsiasi tipo di sussidi, alla stessa stregua delle coppie sposate. Sui gay, beh, lì la lacuna c’è. Ma con cinque anni a disposizione, con tutte le porcate da aggiustare, non ci potevamo pensare al terzo anno? Così magari, nel frattempo, c’era il tempo per un altro Conclave… E noi si sfruttava il vuoto di potere… Per dire…

Ci vuole coerenza: la Villa d’Oro l’anno scorso aveva deciso di vincere. E ha sempre vinto. Quest’anno ha deciso di perdere. E ha sempre perso. Nelle decisioni ci vuole coerenza. E noi ce l’abbiamo.

di Alessandro Trebbi

Vedi, caro Roger, il problema è che il politico è fin troppo coerente con se stesso. Il mio vero obiettivo è la poltrona!...Faccio di tutto per ottenerla e soprattutto per mantenerla!!! Tutto il resto viene dopo! Ti aspetto sul centrale...!!! - J.C.Ferrero - 07/03