ultimo aggiornamento: 30/07 09.30
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TELEFONATA
ANTEPRIMA

 
 
 

Una regola mai scritta dice che il buon giornalista non dovrebbe scrivere di cose in cui è coinvolto personalmente. Che gli fanno provare forti emozioni. Ma a me di quello che fanno i buoni giornalisti me ne frega meno di niente, si era capito credo. E questa non è una rubrica di giornalismo.





Così, se avete pazienza, vi racconto una storia.
Una storia che sarebbe potuta durare nove anni come nove mesi, non importa.
Una storia di grande gioia, ma anche di grande delusione. Una storia di abbracci e di addii. Di vittorie. Di sconfitte, ovviamente.
Una storia di grande complicità e qualche dubbio, di grande intesa e qualche incomprensione. Intensità di emozioni, si fa fatica a spiegarla. E ancora di più si fa fatica a scriverla e a descriverla a chi quelle emozioni non le ha provate, perché non c’era, non può sapere, sa solo dai racconti.






Beh, chiamiamola come va chiamata, no? Una storia d’amore.
E come tante storie d’amore, anche questa è finita. Non senza rimpianto o rancore, è ovvio, non senza una punta di malinconia, non senza un addio tanto improvviso quanto sofferto. Per entrambi, credo. Finiscono così, le storie d’amore? Chi lo sa. Mica sempre, forse, e mica sempre è detto che finiscano. La storia che sto per raccontare, però, è finita, almeno per ora. È stato tempo per noi, direbbe Ligabue. Forse non lo sarà più. O forse sì, chi lo può sapere?
Intanto assieme l’abbiamo costruita, una piccola storia. A cui metterò ogni tanto la S maiuscola, lo stile arrogante e autocelebrativo della rubrica che forse da qualche anno state leggendo, questo impone.
E io, come vi ho detto, se avete pazienza perché è un po’ lunga, questa Storia ve la voglio raccontare...







Purtroppo non ho mai avuto grande memoria. E quindi non so dirvi il momento preciso in cui ho conosciuto mister Marco Barozzi da Soliera.







Direi di essere venuto a sapere della sua esistenza prima per telefono, che di persona. Eravamo in luglio, questo di sicuro, chi vi scrive aveva appena finito il quarto anno di liceo, e quindi parliamo di una vita fa, il protagonista della nostra Storia aveva la sua proverbiale ed epitetica pancia al massimo del suo splendore, e quindi non sembrerebbe si parli di una vita fa. Comunque. Un piccolo merito ce l’ho: il Pancia l’ho scoperto io. Sì perché prima di quel luglio il nostro fruttivendolo allenava in divisioni povere. Ma quell’anno ebbe per le mani il suo primo (e adorato) campione e il suo primo campionato di serie C. Dovevo andare a giocare al Cus Modena (ovviamente serie B, dobbiamo anche discuterne?), il Cus Modena non riusciva a fare la squadra per problemi di soldi, credo, a luglio mi sono rimesso in cerca. Un fortuito caso e una barca di soldi mi hanno portato alla corte di Barozzi e Incerti, appena costituita in quel di Rubiera, provincia di Reggio Emilia, ahimè.

Al suo primo anno di serie C, la leggendaria diagonale Fangarezzi-Trebbi (che ancora oggi, a 10 anni di distanza, gli esteti del gioco arrogante e la Conferenza Episcopale Italiana rimpiangono) portò il Pancia (fu proprio quell’anno che nacque il soprannome più invidiato dagli allenatori modenesi) fino a un onorevole sesto posto (direi), coronato da alcune scene entrate nell’epica della provincia di Reggio Emilia e non solo: come dimenticare lo spogliarello integrale in corridoio post vittoria con Correggio (premonizione…)?
O la serata spaziale (in cui il mister c’era col pensiero ma non col corpo) al night club di Caselle di Crevalcore per l’addio al celibato di Silly, con succinte donne a servire tortelloni e una rissa da saloon in un “una contro venti” da autentico film porno?
O ancora le epiche cene alla Corte di San Martino in Rio, con Verissimo Marani a prendere sempiternamente per il culo Incerti, il Moro e i rubieresi, dall’alto delle sue vittorie e di fiumi di vino e birra?
E delle scorribande con le pallamaniste Dragana e Svetlana, ne vogliamo parlare, interrotte a volte dalla mole del portierone Krazavac?
Beh, chi vi racconta questa storia aveva 18-19 anni, all’epoca, ultimo anno di liceo, esame di maturità, cose così: ma raramente si è divertito tanto come in quella stagione.
E noi, cari ragazzi, abbiamo sempre giocato a pallavolo per divertirci. Non che ci faccia schifo vincere, figuriamoci, tipo i due derby quest’anno con Carpi, no per dire… Ma ci piace di più fare altro con la pallavolo. E il Pancia, in questo, è sempre stato perfetto.

I primi due anni del Pancia in Villa d’oro io non li ho vissuti, perché col mio cugino Eugenio, beh, insomma, in serie C
saremmo stati un po’ sprecati, preferivamo bullarci in B2. Quindi non ve li posso raccontare, ma credo siano stati anni di spensieratezza e divertimento. E, ovviamente, cocenti delusioni, visto che la bocca da fuoco della squadra era Armaroli e l’altro bomber si chiamava e si chiama tuttora Riccardo Rontani, 32 anni, padre. Impossibile vincere, insomma.
Per di più, in quegli anni, l’onta subita e da lavare col sangue, della promozione in B2 conquistata da Carpi proprio alle Marconi.

Ci pensa Reghizzi, che regala il titolo di B2 alla Villa nell’anno del centenario.

Il mercato rossonero 2004/2005 si svolge in seduta unica presso la Polisportiva di Formigine, un venerdì sera di maggio, festa di laurea di non so chi. Armaroli Manuel (direttore sportivo, oltre che superbomber della squadra ancora per poco) è ubriaco, Eugenio Ugolini (che ha appena fatto retrocedere San Martino in Rio in C) è ubriaco, Alessandro Trebbi (che ha appena salvato Ricchetti in B2 all’Anderlini) è ubriaco. “Venite in Villa il prossimo anno? Abbiamo la B2” “Sì. Tre rum and fruit Benjo, grazie”. Fine del mercato.

Qualche anno dopo lo stesso Barozzi confiderà a un testimone segreto “A Manuel le cose migliori riescono da ubriaco”. Forse sì.

Sembrerà strano, patetico, sentimentale o quant’altro, ma quella sera, a quella festa, si forma un gruppo che nel suo piccolo farà delle meraviglie. Anche perché in Villa c’erano già Robbino e Sandro, c’era Emiliano Malavolta detto il Negro, c’era il mio primo amore, Alessandro Guerzoni al secolo “Nano”, c’era il mio glorioso Capitano Leo Carretti, c’era anche Riccardo Rontani, 32 anni, padre. E c’era, ovviamente, mister Marco Barozzi. Oltre ad alcune vecchie conoscenze tipo Gillo o Stefano Nicolini, o Marco Luppi, un altro mio amichetto di lunghissima data, forse la più lunga.

Beh, a parte i sentimentalismi, quella sera di cinque anni fa iniziano cinque stagioni meravigliose di serie B. E ripeto: meravigliose più per quello che si è creato dentro e fuori da quello strano gruppo che per i risultati, pur eccezionali, in campo. Perché assieme alle partite c’erano risate, cene, uscite, feste, ragazze, vacanze, dieci o mille persone, tutto. E il trait d’union tra l’uno e l’altro ambito, il punto di equilibrio e di pazienza, è sempre stato il Pancia.

Ora, la prima stagione di B2 rossonera è un po’ particolare: sì, perché dopo un esordio un po’ titubante, Ugolini e Luppi prendono a macinare gioco, Trebbi e Guerzoni affinano l’intesa, Barozzi rischia spesso e volentieri le due punte (Trebbi e Rontani, esperimento ahimè mai più ripetuto) aggredendo gli avversari fin dal primo minuto con due opposti in campo e mandando a puttane la ricezione. E in un batter d’occhio la Villa si ritrova terza a Natale, in piena corsa per la promozione.

Poi, beh, c’è chi dà la colpa alla trasferta di Assen, c’è chi dice che il gruppo si è disunito, si parla di un Nicolini (quello buono, Stefano) studiante in panchina durante il derby a Carpi (ah, persi entrambi quell’anno, ovviamente) assieme ad alcune tortore e bauli, di un Gillo telefonante alla Terrazza a match in corso a Mantova, di un Ugolini perennemente in busca al telefono (ma che diventa proprio quell’anno il Dio del Sesso per acclamazione), di un Pancia colpevolmente diventato troppo difensivista. Alla fine non si sa, però arrivano, dopo Natale, nove e dico nove sconfitte consecutive. La zona promozione si allontana giusto un po’ e anzi, si avvicina di brutto quella retrocessione. Ma noi ci abbiamo le palle, e con un colpo di coda ci salviamo in carrozza, giusto il giorno di recupero dopo che le partite sono state sospese, rinviate, cornute e mazziate per la morte del Papa (anche questa abbiamo combinato…). Un anno un po’ movimentato, certo, ma che è la base per un’impresa.

La stagione 2005/2006 è quella della promozione in B1. Ora, io non so spiegarmi bene. Nel senso che alla fine noi facevamo, facciamo e faremo sempre schifo, a questo gioco. Quindi non so se il merito sia del Pancia, dell’acquisto di Sangiorgio (unico vero innesto nel sestetto titolare rispetto all’anno prima, assieme a Papotti, ma lì la colpa è di Malavolta e delle sue ginocchia). Non so se fosse che Bellei, Goldoni e Cozza allenavano la squadra un pochino meglio di Rontani, Gillo e Nicolini e quando entravano facevano faville (chi può scordare i 3 ace di Dade contro Viadana, o il “security serve” di Cozza, o i tamponi di Bellei?).
Oppure se il merito, vero, è di un gruppo che aveva e credo ancora abbia tanto entusiasmo nello stare in palestra, voglia di divertirsi assieme, voglia di vincere anche, a tratti. Quell’anno sempre.
Fatto sta che in quella stagione noi si perde tre partite.
Fatto sta che in quella stagione, finalmente, si vince anche il derby con Carpi. Solo all’andata, perché al ritorno Papotti pensa bene di murare out una pipe gnocchissima di Grilli proprio sul match point nel tie-break. Ma tant’è. In quella stagione si batte due volte la diretta rivale Correggio, ma qui non c’è nulla di che stupirsi: il libero di là si chiamava e si chiama Stefano Ricchetti, quando mai quello ha vinto delle partite ufficiali, contro di me?!
Bellissime le partite con Correggio all’andata, con Carpi al ritorno (anche se persa), le due con San Miniato con tanto di cori pro-Papa e anti-Ugolini, il ritorno in casa contro Viadana con Ugolini squalificato e il recupero da 7-16 nel terzo e decisivo set, il match impeccabile al PalaRaschi con Aiello che prende casa nelle tasche di Sandrino, la memorabilissima trasferta di Cesena su cui non sto a dilungarmi oltre, dico solo che è vero che Ugolini si è cagato addosso, lo stesso Ugolini che aveva pensato bene di mostrare le pudenda a Montecatini nel primo match al ritorno da Assen. Match vinto, ovviamente.

E qui apriamo una bella parentesi: non è che abbiamo vinto solo il campionato di B2, quell’anno lì. Abbiamo anche dominato in lungo e in largo il campionato d’Europa, permettendoci di chiudere la semifinale contro il Leningrado con una polacca e schiaffando in faccia ai padroni di casa dell’Assen, davanti a 500 spettatori, una veloce in bagher di Petocchi per Papotti nell’ultimissimo punto della finale che ci ha visto sollevare la coppa dalle grandi orecchie al cielo plumbeo e ghiacciato delle pianure olandesi. Non contenti cos’abbiamo fatto? Con le nostre due squadre 1° e 3° posto a Calella nel torneo internazionale di beach, 1° e 3° posto alla 24 ore di San Martino. E poi campioni del mondo in Germania con il celeberrimo secondo gol di Del Piero ai crucchi in semifinale e col rigore decisivo (il decisivo è il quarto, lo sapete tutti) sempre di Del Piero in finale.
Insomma, senza fare gli sboroni (ma no dai, facciamolo, che c’importa!) è l’anno in cui ci viene tutto. Anche tante altre cose che qui non c’è tempo né bisogno di scrivere.

Ora, io sono sempre stato uno di quelli che dice che sì, l’allenatore conta, certo, come no. Ma in campo ci vanno i giocatori. E sono i giocatori che hanno o non hanno il braccino o le palle se devono ricevere sul match point avversario, se devono attaccare il pallone decisivo, se si devono buttare su una palla difendibile sul 24 pari. L’allenatore lì c’entra poco. Forse. Nel senso che Marco Barozzi, quell’anno e anche in altri anni, seppe infondere alla squadra una sicurezza nei propri (buoni ma non eccellenti) mezzi che difficilmente potrà essere ripetuta. Quell’anno ci veniva tutto perché eravamo convinti di essere capaci di fare tutto. E questa è una fiducia che ti viene dai risultati, certo, ma anche dal lavoro che fai in palestra ogni giorno, sul gioco e soprattutto sulla testa. Ci veniva tutto in allenamento e ci veniva tutto in partita. Non ci veniva niente in allenamento? Lo stesso in partita giocavamo benissimo. Si chiama forza mentale. E quindi Marco Barozzi sarà scarso da un punto di vista tecnico, forse non allena bene i giovani, non capisce niente di quello che vede, io non sono un allenatore e m’intendo poco di pallavolo, non lo so. Ma la forza mentale questo qui ce l’ha. E ce l’abbiamo anche noi, anche grazie a lui, con tutti i suoi e i nostri difetti dentro e fuori dal campo. E con la forza mentale, se supportata da un livello tecnico dal discreto in su, si vince.

Quando il livello tecnico invece è decisamente inferiore alla media, beh, allora tu puoi avere tutte le risorse caratteriali che vuoi, ma c’è poco da fare. Forse potevamo fare un po’ meglio, l’anno di B1, anche perché dopo la terza giornata eravamo in lizza per la promozione in A2. Però il campionato era troppo, anche per noi. E così, in poco tempo, siamo tornati a casa, seguendo un vecchio adagio carpigiano. A volte lottando, come nelle partite con Cles, a Monselice, a Vicenza. A volte un po’ meno. Alla fine un’esperienza, la prima (forse ultima?) del nostro bel groppone in B1: poteva anche andare peggio!
Poche comunque qui le colpe del mister, ovviamente nulle quelle dell’opposto. Avevamo pochi soldi, con quelli abbiamo fatto: contro le corazzate prima economiche che tecniche della B1 c’era poco da fare, allora come adesso.

L’anno dopo arrivano il Cic, Fabbri e la Gianda, va via Sansa, ma rimane il gruppo storico, insomma, si fa una squadra per provare a tornare su. Ma qualcosa, stavolta, va storto, non si gioca mai veramente bene, Carpi ci umilia per ben due volte mettendo Ugolini in cabina, la zona play off rimane lì a portata per tutta la stagione ma invece che aggredire il traguardo i Barozzi boys si perdono e rimangono quarti a vedere l’Universal che se ne va in B1… ah no, sbaglio io… no forse sbaglia Ferro… boh, Bibione, forssss… GIA’ SAI!
Non è che però si possa campare sulle disgrazie altrui. E la nostra stagione 2007/2008, nonostante il quarto posto, è fallimentare, ça va sans dire…

Così si cambia registro. Nel 2008/2009 si punta dritti a un altro grande obiettivo: la Coppa Italia. L’unico trofeo che, dopo gli allori in campionato e i successi in Europa, manca alla bacheca barozziana e rossonera.
La squadra anche stavolta è da metà alta della classifica, nel senso che Fabbry e Zoba se ne vanno, se ne va il mio amore, il Nano, per lasciar posto al mio Edward preferito, Nicolini, se ne va Rubes, ma ritorna Dade, arriva Tulla, arriva Nicolino Barbolini, arriva “ci siam chiavati di peggio” Sacconi assieme all’utilissimo Calvietti.
Il campionato è a metà, sempre. Non senza le nostre belle soddisfazioni che si chiamano entrambe Carpi. Due vittorie per 3-1 che impediscono ai cugini il primato e anche il secondo posto, ma che li fanno comunque giungere in B1… no? Beh dai è questo l’anno buono!
Beh, due derby signorili, con un Ugolini stellare, un Dade rimarchevole, un Nicolini che sembrava un palleggiatore e chi vi scrive che come al solito, beh… come al solito! E il Pancia che, ovviamente, impazzisce, soprattutto dopo aver espugnato l’unico feudo che gli mancava, quel PalaFerro di Carpi che ora ha impressa nella sua Hall of Fame anche l’orma del sacro addome barozziano, ultima rocca presa, conquistata e umiliata dall’allenatore più vincente di Modena.
La Coppa Italia, dicevamo. La Villa e il Pancia capiscono che possono vincerla quando nel doppio confronto natalizio, solitamente indigesto, battono la capolista e futura promossa Viadana. Da lì marcia trionfale: vittoria con Mirandola agli ottavi e con Trebaseleghe (va in B1 pure lei, alla fine dei play off) nei quarti. Poi la Final Four. Asfaltata Gaeta con un sontuoso Bellini… Siamo ad un passo dalla Coppa, dalla Leggenda, dalla Storia con due S maiuscole...
Ma non tutte le ciambelle riescono col buco. E così Gela, nettamente più forte di noi, vince la finale. A imperituro ricordo rimangono i trofei regalati al Cic come miglior palleggiatore e a mister Secolo quale miglior giocatore del mondo ancora in attività. Rimane la passerella a mezzanotte, coi gelati che vanno a letto e noi che andiamo a Desenzano. Rimane, comunque, un’altra stagione in cui abbiamo lottato, per qualcosa. Si finisce in tranquillità, settimi, ottavi. Alle Marconi, con una vittoria. Poteva finire in un altro luogo e in un’altra maniera, la nostra Storia? No.
Si finisce, il 9 maggio 2009.
E Marco Barozzi, al secolo “Pancia”, me lo dice, nell’ormai consueto abbraccio di fine stagione, per terra l’ultima palla: “Alle, questa è l’ultima”. E come di consueto, il capitano non ci fa caso, non è mica la prima volta che il mister lo dice.
Solo che quella era l’ultima davvero.

E non mi voglio dilungare sui motivi, sul perché Marco non sia più il nostro allenatore, non mi interessa.

Ci sarebbero tante cose da dire. Ancora.
Ma non voglio annoiare né me stesso né voi.
Dico solo che alcune volte il rapporto che c’è tra me (e parlo solo di me, non tiro in ballo altri) e Marco Barozzi è stato discusso, frainteso, tacciato.
Aggiungo che a me non me ne frega niente.
Io sono contento del rapporto che ho avuto e che ho col MIO allenatore. Perché è sempre stato un rapporto sincero e soprattutto un rapporto di affetto. Perché c’era e c’è la stima e ci sono stati e ci saranno gli scontri. Ma Marco Barozzi è fatto così, ed è sempre stato onesto e genuino con tutti. E ha vinto.

Grazie mister. Ti voglio bene.
Anzi.
Ti vogliamo bene. Siamo in tanti.
E se siamo qui, se siamo noi, se siamo così uniti e facciamo così tante belle cose assieme, nello sport e non solo, beh, è anche e soprattutto merito tuo.

Questa è la nostra Storia. E per adesso ci scriviamo la parola “fine”.

P.S.: parallela su cambiopalla e diagonale in rigiocata Mister, ricordatelo, perché sennò ne faccio 25 anche a te!

I VIDEO...
29/04/006 - PROMOZIONE IN B1
Marco consulta Batta... e la squadra va!
E' finita, tutti dal mister!
Alle e Manu dal mister...
Sotto la doccia!

19/03/005 - VILLA-CONSELICE (dopo 9 sconfitte...)
E' vittoria, per il Mister un mezzo infarto

27/11/004 - CONSELICE-VILLA
La strategia
La psicologia...

24/11/004 - IN SPOGLIATOIO
L'incidente

06/11/004 - POLITICA
Basta una vittoria per cambiare idea...

di Alessandro Trebbi
Scrivete a Trebbi!
 



 






Mister, mi sta per nascere una figlia.
Dicono che sia la cosa più bella del mondo e probabilmente è la sacrosanta verità.
Di certo è il segno che i tempi passano, si invecchia un po' e tutto cambia.
E uno potrebbe anche avere dei rimpianti per quello che non ha fatto.
Oppure, chissà, addirittura dei rimorsi per quello che ha fatto.
Sì. Quando la vita prende un'altra piega ci si ferma a pensare. Forse anche troppo.
E allora penso che dei 32 anni vissuti, il sottoscritto più di 20 li ha passati su un campo da pallavolo.
Se non lo avessi fatto probabilmente ora sarei dall'altra parte del mondo, oppure cuoco in un ristorante, nello spazio sullo shuttle o, perchè no, sarei pompiere. Ho sempre desiderato fare il pompiere.
Invece l'ho fatto, e sono qui. Sul campo ho conosciuto i miei migliori amici. Mi sono divertito come un pazzo. Forse lo sono anche stato. Mi sono innamorato di mia moglie. Ho capito cosa significa sacrificarsi per un obiettivo e per i propri compagni, ho imparato a vincere, ma soprattutto a perdere. Ho trovato casa in una polisportiva prima ancora che nella vita. E mi ritrovo ora ancora indeciso se smettere o no di giocare. Alle prese con 10 chili di troppo e una voglia che non vuole andare via. Una bimba che non vedo l'ora di stringere.
Sono felice della scelta che ho fatto. Mister.
Sono felice di aver scelto di essere un tuo giocatore.
GRAZIE
SANDRO


Trovare le parole, quelle giuste, mi è difficile.
Probabilmente perchè non ci sono parole giuste o sbagliate in certe situaioni.
Esternare i propri pensieri, però, è giusto a prescindere.
E il mio, ora, va ad una persona che CI e mi ha dato tanto, dal punto di vista umano e pallavolistico.Vittorie e sconfitte che porterò sempre con me perchè hanno scritto una fetta della mia vita.
La passione e la caparbietà che ti contraddistinguono ti porteranno verso traguardi più ambiziosi di quelli che non hai raggiunto fino ad oggi, ne sono certo.
Banalità, forse, ma è quello che penso.Per me, quindi, giuste.
Con stima e affetto, robbino

GRAZIE MARCO! Wiz

Grazie Marco, perchè anche se non sono stato un tuo giocatore, hai sopportato anche i miei di sms in tarda nottata... ;o)
Cisko


Scrivo solo per segnalare ai lettori che il Mister non è morto...
Mister chettedico: quello che penso di te, anzi di NOIDUE, lo sai. Visto che nessun'altro lo può capire, è anche inutile che provi a scrivere qui sopra.
GRAZIE
Manu


Non ci sono parole per spiegare fino in fondo quello che sono stati questi anni, per far capire a chi legge (agli estranei ovviamente...) il rapporto che si è creato tra La Squadra e il suo Duce (lo so...ti ho fatto felice!) Solo i fatti, gli episodi vissuti e le emozioni, tante e fortissime che abbiamo provato tutti INSIEME. Questa nostra avventura è finita, è vero, per ora, ma i ricordi di questi anni rimarranno indelebili nelle nostre menti finchè avremo fiato in corpo. Ed ogni volta che scenderemo in campo indossando quei colori che per così tanti anni abbiamo indossato e condiviso, penseremo al coraggio e alla sicurezza in noi che hai saputo infonderci...alla determinazione e alla voglia di farcela che riponevi in ogni discorso prepartita. Sei stato e sei ancora un fantastico allenatore, con i tuoi pregi e i tuoi difetti, ma quello che hai vinto in questi ultimi anni parla per te...in pochi allenatori possono dire lo stesso! Ciò che più importa è che tu sappia è che non sei stato un allenatore, ma Il Nostro Allenatore...e sei riuscito a rendere questi anni speciali come nessun altro allenatore potrà mai fare in nessun altra squadra. Non lo dimenticherò mai. MAI. Ti voglio bene e ti auguro tutto il bene del mondo. Grazie Marco! Euge.

PS: Mister visto che, se dovessimo giocare contro, non c'è modo in cui tu mi possa fermare, dì solo alle tue bande in posto 4 di non stare troppo verso il centro del campo se no va a finire che si prendono una bella pallonata in faccia...lo sai che mi piace la diagonale strettissima... ;-)


GRAZIE, solo uno, ma bello grosso! Ci vorebbero pagine per ringraziarti di tutto quello che mi, e ci hai dato negli anni in cui hai provato ad allenarmi/ci. Parto dall'ultimo in ordine di tempo...GRAZIE della telefonata di qualche giorno fa, GRAZIE di avermi messo dei dubbi, GRAZIE di aver pensato a me! Fosse stato un babista qualsiasi a chiedermelo non l'avrei mai preso in considerazione, ma eri TU! Ho fatto davvero fatica a non accettare, ma sai quali sono le mie priorità attuali. GRAZIE GRAZIE e ANCORA GRAZIE
Nano
PS: ma sei ancora vivo, vero? no perchè da come stiamo parlando sembra che tu non ci sia più...


che dire... leggere Alle è stato molto emozionante, i ricordi riaffiorano e ci si rende conto che quello che abbiamo passato non è stato semplicemente "aver giocato a pallavolo" ma ha cambiato le nostre vite... noi siamo questi per quello che abbiamo vissuto insieme. Non so chi devo ringraziare per essermi trovato nel momento giusto al posto giusto, ma con tutto il cuore dico grazie Marco... e grazie Nano e grazie Manu e grazie Sandro e grazie Robbi e grazie Alle e grazie Euge e grazie Batta e via dicendo... con tutto il cuore. Emi

Che dire figli miei! Ho grosse difficolta' a replicare e poi da immagonato.... figuratevi, questo e' veramente troppo e sinceramente non credo di meritare tanto, comunque quello che penso lo sapete benissimo e tutto quello che lo "squalo" ha raccontato non sarebbe stato possibile senza i protagonisti principali..... VOI, ed onestamente non credo si possa ricreare in un futuro, ne' vicino ne' lontano. Visto che non sono bravo a scrivere discorsi vorrei salutare tutti con una frase di un'amico che non dimenticherò mai e che rappresenta bene quello di speciale che ho avuto con alcuni... "QUANDO L'INTESA ARRIVA CON UNO SGUARDO, TUTTE LE PAROLE SONO BANALITA' ". GRAZIE RAGAZZI. MARCO


CARO PANCIA
A LEGGERE LA STORIA STRAPPA-LACRIME DELLO SQUALO E LE VARIE MAIL DI EX GIOCATORI HO PENSATO CHE TU FOSSI MORTO...NON HO VISTO UNA COMMOZIONE GENERALE COSI NEANCHE QUANDO E' MORTO SENNA... QUINDI SE FOSSI IN TE MI TOCCHEREI UN ATTIMO I BALLL!!!!SAI NON SI SA MAI.. COMUNQUE DEVO DIRE CHE IN TUTTE LE SQUADRE DOVE HAI ALLENATO!!!! HAI LASCIATO UN BUON RICORDO DI TE SIA COME ALLENATORE CHE COME UOMO... ADESSO NON TI FAR DEI VIAGGI!!! ANCHE A ME HAI LASCIATO UN RICORDO INDELEBILE..E PENSO ANCHE AL BUON TREBBI,.. CORREVA L ANNO 2000 E LE NOSTRE STRADE (PALLAVOLISTICAMENTE PARLANDO) SI SONO INCROCIATE A RUBIERA ALLA TEMUTA CORTE DELL INNOMINATO INCERTI. AI TEMPI TI RICORDO CONIASTI IL SOPRANOME DI SQUALO A TREBBI E LUI TI RIBATTEZZO IL PANCIA, NOMI CHE A DISTANZA DI 10 ANNI VI PORTATE ANCORA DIETRO.. LA MIA MENTE RITORNA ALLA 3° O 4° PARTITA DI ANDATA IN CASA DELLA CORRAZZATA CORREGGIO...DOPO 2 ORE DI PARTITA RIUSCIMMO AD ESPUGNARE CON UN REPENTINO 1 - 3 IL CAMPO REGGIANO...E FU LI CHE ACCADDE IL FATTACCIO CHE NOI TUTTI NON DIMENTICHEREMO MAI.. TORNANDO NEL CORRIDOIO SENTIVAMO URLA STRAZIANTI E SCONNESSE, (COME QUANDO AMMAZZANO UN MAIALE) APRENDO LA PORTA DELLO SPOGLIATOIO SI PRESENTO' AI NOSTRI OCCHI UNA MASSA INFORME BIANCHICCIA CON IL BIGOLO DI FUORI... OK PER CHI NON HA CAPITO ERA IL PANCIA CHE SALTAVA NUDO X LO SPOGLIATOIO URLANDO INGIURIE ED OFFESE SUI FUORI CLASSE DI CORREGGIO.. DA QUEL GIORNO NON HO PIU AVUTO PAURA DELLA MORTE..PERCHE' AL MONDO C ERA QUALCOSA DI VERAMENTE PIU ORRIBILE...TREBBI IN GRAN SEGRETO MI HA DETTO DI AVER VOMITATO PER UNA SETTIMANA UN ALTRO MIO COMPAGNO DI SQUADRA E' DIVENTATO BUDDISTA... VI ASSICURO CHE IN TANTI ANNI DI PALLAVOLO NON HO MAI VISTO UNA SCENA COSI RACCAPRICCIANTE... MA UNICA NEL SUO STILE... QUINDI PANCIA GRAZIE DI TUTTO PERCHE' DA QUEL GIORNO IO E TREBBI SIAMO DIVENTATI UOMINI ADULTI... SCHERZO PANCIA SEI SEMPRE UN GRANDE... IN TUTTI I SENSI - CIAO TOPO



A conclusione di questi saluti, mancava solo il mio. Sono stati anni bellissimi e basta ricordare la partita promozione di Bologna; in quella esaltazione collettiva a dimostrare cosa i ragazzi provavano per il loro allenatore, non nascondo di essermi commosso. Ma tanti sono stati gli episodi che non dimenticherò mai e dei quali anche a nome di tutto il gruppo pallavolo mi sento di ringraziarti. Comunque non ci troveremo in Campionato, ma spero fortemente di incontrarti in Coppa; in quel momento ti guarderò in viso e passeranno nella mente rapidamente gli anni passati insieme. Ma poi sul campo so che la squadra darà il massimo e sarà questo il modo per ringraziarti di quanto hai dato loro in questi anni di lavoro insieme. In bocca al lupo per il Tuo campionato - Paolo Armaroli