ultimo aggiornamento: 31/10 18.00
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CORSIVO
GIUDIZIO

 
 
 

C’è fermento, come direbbe qualcuno. E qualcun altro, magari un po’ nostalgico, sì, però ancora giovane, direbbe anche che era ora.

Perché la riforma dell’istruzione non è solo inopportuna, completamente decontestualizzata, fuori dal tempo e irrispettosa anche di alcuni diritti: sì, diritti. Ma è, per dirla con un termine che noblesse, in questo caso, oblige, una porcata. Che oltretutto non si spiega, per due motivi: a) che bisogno c’era, cosa imponeva nel brevissimo termine una riforma della scuola così vasta e radicale? b) il governo ha da sempre dichiarato di voler difendere le tre “i”, di voler incentivare istruzione e ricerca. E invece disegna una riforma che va assolutamente in senso opposto, che taglia i fondi sotto l’egida di una presunta razionalizzazione delle spese: cioè, prima tagliamo l’Ici per vincere le elezioni, poi per recuperare i soldi che abbiamo volontariamente buttato nel cesso, tagliamo i fondi a scuole e università? Cioè il ramo che, assieme alla sanità, dovrebbe essere intoccabile in uno stato che si occupa dei suoi cittadini. Si fa così, adesso, nel 2008? Perfetto!… Insomma, una riforma demenziale, ahimè, e ora vi spieghiamo perché, trallallero trallallè!

Parliamo delle scuole primarie. Perché è vero che i bambini non vanno strumentalizzati nelle proteste, facendoli diventare portavoce di istanze che non conscono. Ma se le conoscessero s’incazzerebbero, eccome. L’orario scolastico ridotto a 24 ore settimanali, un’imposta riduzione delle classi che porterebbe il reintrodotto maestro unico a dover gestire più di 30 bambini per volta vedendosi oltretutto “tagliati” molti colleghi, tra cui gli insegnanti d’appoggio per i bambini con handicap… se aggiungiamo che nelle classi aumenta sempre più il numero di bambini stranieri (se aumentano i bimbi nelle classi, aumentano anche gli stranieri, che sono in aumento già di loro), come si fa a insegnare? Cioè, parliamo di insegnanti o di badanti, di maestri o di guardiani che per una serie di motivi che facilmente intuirete (ampiezza delle classi, scarso numero di ore, eterogeneità degli alunni, presenza di casi sociali o portatori di handicap non adeguatamente seguiti) non potranno portare avanti il programma, non tutto, non bene?

Poi c’è da tutelare il tempo pieno, che falsamente viene difeso dalla Gelmini: torniamo indietro di trent’anni? Costringiamo le mamme a stare a casa? A spendere tutto lo stipendio guadagnato con sta benedetta emancipazione in baby-sitter? Ma sì dai, così facciamo girare l’economia, e le insegnanti che abbiamo tagliato dalla scuola primaria se ne vanno a fare le baby-sitter in casa di chi se le può permettere e che non rompano più i coglioni!

Nessun confronto, nessuna logica che abbia davvero tenuto in considerazione il sostantivo che dà il nome al ministero, l’Istruzione, solo il ragioneristico svolgimento di un compito assegnato da Tremonti. Ha ragione Crozza, purtroppo: dal maestro unico al coglione unico, il passo è breve, brevissimo.

Vogliamo poi parlare delle cosiddette “classi d’inserimento”? No perché qua sfioriamo le leggi razziali, e anche questo deceto è stato incredibilmente già approvato… Penso che sia tutto collegato, alla fine: riduciamo il numero dei maestri, quindi niente più appoggi e recuperi per chi è indietro col programma e/o con l’apprendimento della lingua e quindi? Una classe a parte per gli extracomunitari, via brutti negracci, statevene per i fatti vostri, e se poi non avete imparato la nostra cultura e la nostra lingua, giù legnate, schifosi che non vi volete integrare! Ah, siamo stati noi a segregarvi?… beh, chissenefrega, è colpa vostra! A casa!

Ha perfettamente ragione Fassino (babi in tutto il resto eh, sia chiaro!) a dire che la cosa gravissima sia la discriminazione tra i più piccoli, perché è proprio a quell’età che si dovrebbe procedere con l’integrazione, e invece non solo non si agisce in questo senso, ma addirittura si discrimina, si insegna il razzismo, la separazione, la ghettizzazione, non la coesione. Va poi a finire che, in questo clima, tornano i fascisti con le spranghe e via giù legnate, ancora: una volta c’erano solo i comunisti, da menare, adesso comunisti e neri e arabi ed ebrei… che bello, quanta gente, quanto lavoro! … e pensare che “qualcuno” dipinge ancora come facinorosi gli studenti di sinistra…

E poi i tagli, gli ennesimi, alla ricerca. Anche qui mi rifaccio a quanto ascoltato: ha ragione quella studentessa che dice che l’università italiana sembra quella di Cuba. I professori sono spesso ottimi e qualificati, mancano i soldi per strutture di eccellenza, ci si arrabatta con quello che c’è e che si è capaci di trovare. A volte ci sono picchi elevatissimi di qualità, a volte voragini e dispersioni. E, come a Cuba, la gente “fugge”, se può, per cercare fortuna e soldi altrove, perché in Italia fortuna e soldi per la ricerca non ce ne sono. Quindi beffa doppia: i soldi (sempre meno a quanto pare) si spendono per formare persone che poi vanno a lavorare all’estero, perché in Italia mancano le strutture.

La soluzione? Sotto la giusta osservazione che gli atenei pubblici hanno proliferato indiscriminatamente, tagliamo tutto e chi s’è visto s’è visto!

C’è un clima da regime, ormai, ahimè tocca dirlo e sono uno dei pochi che da sinistra non l’ha mai sostenuto, coi precedenti governi Berlusconi: ma purtroppo la contingenza è diversa. Ci sono i numeri parlamentari, eclatanti, ci sono le scuse, per una svolta autoritaria: la crisi economica, il dissesto finanziario, i troppi immigrati, la campagna sulla criminalità imperante nelle città. Il rischio, ora, c’è, signori. E lo dimostrano le dichiarazione del governo, le azioni della polizia a Roma, il proliferare, sempre a Roma, di gruppi violenti che si ispirano al duce e ad un vecchio sistema di soluzione dei conflitti.

Ben vengano studenti in piazza, insegnanti in piazza, professori in piazza, scioperi e quant’altro faccia rendere conto al governo ma soprattutto alla gente, chè il governo non ascolta, che l’Italia questa volta non dorme. Insomma, non sarà come quasi novant’anni fa, questa volta.
Speriamo…

di Alessandro Trebbi

Non è mai morto nessuno con il maestro unico. STAVOLTA la sinistra ha pestato una merda - Rolando - 31/10


Se il problema fosse il concetto di "Maestro unico" (o come lo chiamano a destra "prevalente") come atto di riforma della scuola potrei anche essere d'accordo Rolando. Ma qui continuiamo a schivare il problema come fosse un paletto su una pista da sci. Se si legge la riforma d'altrone lo si capisce. All'articolo 4, quando si parla del Maestro Unico si cita alla prima riga: "Nell'ambito degli obiettivi di contenimento di cui all'articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112"... cioè "Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione Tributaria". In sintesi per capirci nella prima riga del decreto c'è scritto palesemente: "Visto che dobbiamo fare dei tagli perchè
mancano soldi per far quadrare il bilancio questo è uno dei provvedimenti". Ovvero il taglio di 87 mila e 400 insegnati in 3 anni (maestro unico per forza di cose!), la fine del tempo pieno (l'orario a 24 ore significa solo le mattine!) e la soppressione di 2.600 istituti scolastici (cioè scuole ed edifici chiusi e accorpamento delle classi!). Allora ti pongo una domanda Rolando che non è di destra ne di sinistra... Questa la chiamaiamo Riforma della Scuola o Taglio delle spese in materia di Istruzione? - Sandro - 31/10


Sandro.. perchè sei cosi fottutamente PERFETTO!?!... leggi Rolando.. e rispondi.. se ci riesci... :-)) - Wiz - 31/10


Cazzo, credevo di trovarmi in un sito di informazione e discussione sportiva e specificatamente pallavolistica, invece sono capitato in una brutta copia di "porta a porta" ( che già è orrenda di suo) dove, ciò che si disquisisce in quanto sopra letto, non ha nulla ha che fare con il ben amato sport suddetto (la rima è assolutamente casuale). A meno che il problema dei tagli scolastici non interessi questo movimento relativamente al rischio di non poter più giocare a pallavolo nelle ore di educazione fisica. Sarcasmo a parte. Per Favore, Dottor Trebbi, lasci che un suo lettore le inoltri una accorata richiesta. Usi questo spazio per raccontare ciò per cui, questo spazio appunto, è nato, ci parli e ci racconti, con la dialettica e la capacità narrativa di cui è innegabilmente dotato, del nostro benamato sport che di politica 0 presunta tale ci "sfrantecano" abbondantemente e continuativamente i "gioielli" tutti i giorni una moltitudine di persone e ormai la cosa comincia a diventare addirittura noiosa. Detto questo: questa riforma è, per dirla in francese, una merda. Ma questa è un'altra storia e QUI, non centra un cazzo. Grazie per l'attenzione - Stefano Callegaro - 31/10

Alessandro prima di scrivere devi informarti bene altrimenti diventiamo contestabili, e con i tempi che corrono non mi sembra il caso. Ciao - Giorgio Villani - 31/10