ultimo aggiornamento: 22/06 10.15
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ANTEPRIMA

 
 
 

Riceviamo e pubblichiamo volentieri questo breve saggio firmato U.E. (pare però non sia Ugolini Eugenio) intitolato “Semiotica, espressioni informali e analisi logica al tempo dei social network”.
La redazione di villadoropallavolo.it

C’è un nuovo modo di parlare, nell’etere extrasensioriale rappresentato dal web. Nuove convenzioni espressive, nuove idee, forme futuribili. Una nuova semantica che spesso però si scontra con il buon senso, con il bon ton e anche con il fatto che rendere pubblici i propri pensieri li sottopone senza mezzi termini al giudizio altrui. Ma oggi non voglio scrivere uno dei miei soliti saggi pieni di fumo. Oggi ho voglia di arrosto. Così, per spiegarvi meglio alcuni concetti, vi esporrò un’analisi che ho cogitato qui, nel mio studiolo, su uno dei tanti post di Facebook nei quali mi sono imbattuto ultimamente. Ne scelgo uno completamente a caso, che però servirà da illuminante sentiero per la mia dissertazione.
Eccolo qui sotto, la data è quella del 13 febbraio 2012

Luca Bigarelli > Alessandro Trebbi
http://www.villadoropallavolo.it/anteprima.htm

ascolta...trebbi...invece che sparare stronzate sulla tecnica, smettila di vivere di rendita dal 2006 e renditi conto che non riesci neanche a vincere un campionato di C. Sei un buffone

Come potrete ben intuire ci sono nome e cognome a identificare il soggetto scrivente, tal Luca Bigarelli e il destinatario della comunicazione, tal Alessandro Trebbi. Appena sotto i nomi, troviamo quello che pare essere un indirizzo internet, che sostituisce in tutto e per tutto il classico incipit delle lettere...
Non c’è scritto “Modena, 13 febbraio 2012”, non si inizia con “Caro...”, ma con una h, due t, una p, due punti, due barre, tre doppie w. Che aberrazione, dov’è finita la mia tanto amata lingua italiana? Forse dietro quest’accozzaglia di lettere anglosassoni e segni di punteggiatura messi a caso si celano il mio Dante, il divino Petrarca, l’esimio Tasso? È un principio mostruoso e dissonante, per una lettera. Ma non possiamo di certo incolpare l’autore del post, per questo: sono i tempi, sono i giovani, si sa.

Le forme di cortesia, però, non si palesano nemmeno nel successivo riferimento al destinatario della comunicazione e qui passiamo all’analizzare le sequenze logiche una per una, scomponendo la frase. Frase che, ribadiamo, è tipico esempio di comunicazione da social network preso a caso.

- “ASCOLTA...TREBBI...”: Leggendo quell’inizio, “ascolta”, subito mi è sovvenuto del Vate. D’Annunzio nella sua Pioggia nel Pineto, raccontava all’amata Eleonora Duse, Ermione nel testo “Ascolta. Piove dalle nuvole sparse”. Che meraviglia, che suoni leggiadri, che tintinnio soave di parole. Poi però balzano agli occhi immediatamente due cose. Innanzitutto la stridente dissonanza tra l’“ascolta” e il nome proprio messo a fianco, questo “Trebbi” pieno di consonanti che tutto è fuorchè poetico, per altro un vocativo mal congeniato e per giunta ancora privo di forme di cortesia: non c’è scritto “Caro Trebbi”, “Egregio Trebbi”, “Esimio Dottor Trebbi”, ma solo il cognome, messo lì senza alcuna liturgia laica di convenienza. Ma soprattutto mi è sovvenuto un altro particolare. Ovvero di come iniziava quel capolavoro di metrica intitolato “La Pioggia nel Pineto”:
TACI.

Quattro lettere. Chiare, incisive, soavi. “Taci”. Peccato che lo scrivente preso a caso nella mia dissertazione non si sia ricordato di questo meraviglioso incipit. Veramente peccato. Succede, i classici sono pieni di polvere e mal insegnati, nei licei moderni. Ma non possiamo di certo incolpare l’autore del post, per questo: sono i tempi, sono i giovani, si sa.

- “INVECE CHE SPARARE STRONZATE SULLA TECNICA”: La frase inizia in modo avversativo, tipico gergo giurisprudenziale che ci piace assai. Il problema è certamente il turpiloquio rivolto al destinatario in seguito. Ovviamente, per cercare di rendere più robuste le mie tesi, mi sono molto documentato su entrambi i soggetti di questa conversazione, il mittente ed il ricevente, oltre che sul messaggio della comunicazione. Messaggio che si riferisce, per chi non conosce, a un testo al quale l’insieme consonantico-punteggiante di internettiana derivazione cui abbiamo accennato all’inizio rimanda. In tale testo, precedente al post ivi in discussione, tal Trebbi oggetto delle attenzioni del mittente, infila in vero una stronzata dietro l’altra, utilizzando spesso la figura retorica dell’ironia. Mai rivolgendosi direttamente nella sua comunicazione a tal Luca Bigarelli, però. I più informati mi dicono per non incorrere nel reato di Lesa Maestà, poichè si racconta che la monarchia in Italia sia decaduta, ma nella capitale delle ceramiche forse ancora no. Ma non sta qui il punto, il reato è pre-scritto e abilmente aggirato. La domanda che poniamo a noi stessi e al mittente è la seguente: dov’è la novità? Quale incredibile scoperta è stata fatta in tempi recenti dalla scienza da giustificare un’affermazione riportata con questi toni e questi tempi? Anche qui, per chi faticasse a comprendere, vado per esempi. Se io inizio avversativamente un periodo dicendo “Ugolini, invece che attaccare col 90%...” nego una verità tautologica, se io principio il mio discorso dicendo “Vecchi, invece che fare doppia un palleggio sì e l’altro pure...” gli arbitri del mondo intero, leggendo, direbbero “eh, e allora? Cosa c’è di nuovo all’orizzonte? Come si può ovviare a un fatto talmente conclamato e difficilmente rimediabile?”. Viene da pensare che il mittente si sia sentito preso in causa, in vero abbia lui stesso problemi coi due sostantivi e il verbo della frase da lui medesimo redatta. Forse spara troppo lui? Palloni? Forse è lui a scriverle, le stronzate? Forse che la parola tecnica lo infastidisce? A leggere parrebbe così. Così è, se vi pare, direbbe Pirandello all’unisono col letterato Federico Cavani, fresco di seconda promozione consecutiva in B2. La letteratura italiana del ‘900 è però ormai snobbata dai più. Troppo tecnica. Ma non possiamo di certo incolpare l’autore del post, per questo: sono i tempi, sono i giovani, si sa.

- “SMETTILA DI VIVERE DI RENDITA DAL 2006”: Anche qui, ahimè, ho dovuto fare un annoso lavoro di ricerca e documentazione. Mi risulta dagli ultimi cud che Trebbi, oggetto delle attenzioni dello scrivente, non abbia reddito sufficiente per permettersi una posizione di rendita. Nemmeno ora, nel 2012, figuriamoci sei anni or sono. Trebbi è povero, insomma. E infatti vive in Viale Gramsci. Nel Bronx, per capirci. Tra l’altro noto dagli archivi che nel 2006 Trebbi era ancora maldestramente impegnato negli studi universitari, i suoi redditi erano saltuari ed effimeri, non denunciava proprietà, sicchè questa è una frase ampiamente confutabile, Vostro Onore. Mi si obietta che Trebbi viva di rendita pallavolisticamente parlando, nelle intenzioni figurate dello scrivente. Ma anche qui due cose: intanto Trebbi gioca gratis ormai da parecchi anni, per non dire da sempre. È scarso. Quindi anche prendendo in considerazione questo ambito le rendite vanno a farsi benedire. Nel qual caso invece la rendita sia figurata al secondo grado e si parli della tecnica (oddio no, ancora!), del rendimento in campo, dei punti fatti, inviterei il mittente a ricontrollare i database statistici in suo possesso, poichè le migliori stagioni di Trebbi in tal senso (migliori è un eufemismo: migliori ma comunque pessime, ovviamente. È scarso) sono un po’ post-datate rispetto al 2006. E comunque, in qualsiasi stagione Trebbi abbia fatto in carriera, dai miei documenti risulta che sia stato il buon Ugolini Eugenio a tirare la carretta, a vincere da solo le partite, a sobbarcarsi i tanti oneri e gli altrettanti onori dei successi. Trebbi e il resto della squadra fungevano da misera comparsa, solo in quanto un risibile regolamento imponeva e impone la presenza di sei soggetti in campo (non mi par giusto conferire a Trebbi o Armaroli o Bergianti il titolo di atleti). In ogni caso concordo con lo scrivente sul concetto di fondo, comunque mal espresso: Trebbi, dai documenti che ho consultato, è un giocatore ampiamente finito. E ha quindi tenuto fede al consiglio del suo buon amico che un sì simpatico messaggio gli ha indirizzato: ha smesso di vivere di rendita. Fonti certe mi dicono che smetterà proprio. Ma non possiamo di certo incolpare l’autore del post, per questo: sono i tempi, sono i giovani che avanzano, si sa.

- “E RENDITI CONTO”: Altra frase ampiamente offensiva nei confronti del destinatario. È forse Trebbi malato di mente, pazzo, soffre di doppia personalità, ed è quindi spesso incapace di rendersi conto degli eventi? Fonti dell’azienda sanitaria mi dicono che potrebbe esserci un barlume di verità in quanto asserito dal mittente: ogni tanto Trebbi sdoppia la sua personalità e da giocatore ampiamente finito, come abbiamo spiegato sopra, pensa di essere ancora in grado di vincere qualche campionato o coppetta, di fare promozioni o cose così. Sogni irrealizzabili, ovviamente. E infatti, quando ciò accade, i cronisti raccontano che il più delle volte arrivi il suo fedele amico Federico Cavani a tranquillizzarlo e farlo tornare alla realtà dicendogli “No, Trebbi, sono io quello che vince sempre e fa promozioni su promozioni”. Può essere che in questa frase il mittente abbia visto giusto. È un caso, certo. Ma non possiamo di certo incolpare l’autore del post, per questo: sono i tempi, sono i giovani, si sa.

- “CHE NON RIESCI NEANCHE A VINCERE UN CAMPIONATO DI C”: Ecco l’azzardo. Documentandomi ho scoperto che la frase è stata scritta a campionato ancora in corso. E quindi ancora da assegnare. Ma a volte l’azzardo paga, come insegna Gianluigi Buffon: tal Luca Bigarelli ci ha preso in pieno, ha fiuto per le scommesse e speriamo avesse puntato su questo evento una buona cifra. Trebbi, nei due campionati di serie C che ha fatto in carriera, uno a 18 anni e uno ora, a 30, non è mai riuscito ad arrivare primo! Quindi è vero, non è capace di vincere un campionato di serie C, e deve rendersene conto! Dai documenti in mio possesso però, pare che nemmeno chi ha scritto questa frase sia mai stato in grado di vincere un campionato di serie C. Anzi, dalle carte pare addirittura che il mittente, nella sua pur comunque giovine carriera, non sia stato in grado di vincere nulla. Ovviamente per ora, sia chiaro! Pensate, persino Federico Cavani, puvrèt, ha vinto di più, nonostante sia nettamente più giovane e scarso. Insomma, concludendo: sembra piuttosto inelegante sbeffeggiare il proprio destinatario della conversazione così, a sorpresa e a gratis e senza alcun filo ironico, logico o gaudente in mezzo. Questo sempre. Ma lo è maggiormente se non si hanno nemmeno dalla propria parte i risultati e in secondo luogo il senso dell’umorismo e le capacità per farlo. Risulta fin ridicolo, anche se la frase è più che veritiera! Ma non possiamo di certo incolpare l’autore del post, per questo: sono i tempi, sono i giovani, si sa.

- “SEI UN BUFFONE”:
in cauda venenum, direbbero gli antichi Romani? No, in cauda magnum opus! Il masterpiece! La riscossa! Il capolavoro. Finalmente una Verità assoluta, maiuscola, sacrosanta e conclamata. Ho consultato archivi, tabellini, siti, articoli di giornale, documenti. E da tutti risulta un unico assioma granitico e inconfutabile: Trebbi è un buffone! Non si può discutere su questo! Un “bravo” a Luca Bigarelli, perdio!

Ora però, in fondo, siamo costretti a farci domande sulla funzione, l’utilità e l’utilizzo di questo nuovo mezzo di comunicazione: il social network. Perchè ci vogliono 217 caratteri, spazi inclusi, per arrivare all’unica frase di senso compiuto dell’intero testo scritto? Perchè così tanta perdita di tempo e bytes? Perchè utilizzare le meravigliose forme di comunicazione che la tecnologia ci ha messo a disposizione non appunto per comunicare nell’essenza più pura del verbo, per fare ironia, per analizzare, ma per innalzarsi a catoni e soloni dell’altrui bacheca?
Perchè il mittente, al quale auguriamo di vincere medaglie olimpiche e titoli mondiali in quantità, si abbassa a disquisire con un buffone la cui carriera è al tramonto, svilendo la sua magniloquente essenza, anzichè dedicarsi a tempo pieno all’attività che così tante soddisfazioni gli darà in futuro, risparmiando i tendini delle dita per più empirei traguardi?

Non è dato sapere.

Però possiamo dare un consiglio generale, e mi scuseranno Dante e Petrarca: e fattela ‘na cazzo di risata ogni tanto!!! Stiamo a parlà di pallavvvvolo, mica di ingegneria nucleare! Aò, a Bigarè, è ‘n giocoooooooooo!!!
Ma non possiamo di certo incolpare l’autore del post, per questo: sono i tempi, sono i giovani, sono i social network. Si sa.

U.E. (che non sono nè l’Unione Europea nè Ugolini Eugenio)


di Alessandro Trebbi
Scrivete a Trebbi!