Parto subito rispondendo a chi gentilmente mi ha posto qualche critica.
Critica che spero venga da una lettura non superficiale di ciò che ho scritto.
E' ovvio, non sono certo il Sommo, ma credo di aver seguito un filo logico quantomeno
comprensibile e ci rimango male quando non mi capiscono. In America sarei già
dall'analista. Comunque. La scorsa settimana ho citato l'argomento "arbitraggio",
due fatti avvenuti in settimana, evidenziando chiaramente la mia neutralità
alla presunta verità delle vicende - ho espressamente citato i punti
di vista di chi c'era - per anticipare e introdurre un discorso generale. Su questo
ha ragione chi mi critica. Ho generalizzato. Ma, contrariamente a quanto hanno
inteso o voluto intendere, non ho generalizzato per semplicità, per un
"dagli addosso all'untore" - e le mie domande retoriche non erano
certo tendenziosamente sarcastiche come si è voluto far credere, anzi.
Ho cercato umilmente di esprimere un sentore generale dei giocatori, anche io
sapete a volte mi diletto, direi abbastanza lampante. E visto che a quanto pare
non sono riuscito ad essere chiaro (questo è un mio errore) provo ancora
a spiegare. Ripeto. Il giudizio arbitrale è sacrosanto, imparziale
e inoppugnabile. Questo non perché ci sono sanzioni o altro, ma semplicemente
perché fa parte del gioco stesso. Ci crederete o no l'arbitro è
un giocatore della partita. Con questo affermo il sacrosanto diritto dell'arbitro
di sbagliare. Ma
ecco il ma. Proprio per la caratteristica d'inoppugnabilità
e definitività del giudizio, affermo inoltre che l'arbitro ha in mano l'autorità
di decidere e il potere di far valere la sua decisione. Con questo non voglio,
e l'ho scritto, mettere in discussione la buona fede, bensì voglio sottolineare
com'è bene che chi detiene un potere abbia, come ovvio, anche i mezzi
(tecnici, psicologici ed esperienziali) adatti per farlo. È poi evidente
che non affermo "tutti gli arbitri sono un disastro", ma non voglio
nemmeno ridurre il discorso a due o tre soggetti perché, lo sapete benissimo,
sarebbe ridicolo e riduttivo. Se ogni giornata nei campionati minori ci sono
problemi con la conduzione arbitrale questo rivela un sintomo di malessere generale
che comprenderà, sicuramente, estremi come l'incapacità di alcuni
arbitri o la stupidità di molti giocatori, ma comprenderà altrettanto
sicuramente problemi ben più gravi riconducibili ad un sistema traballante:
dirigenza, preparazione tecnica, corsi di aggiornamento, selezione, passaggi di
graduatoria ecc.
Come al solito non mi sono accorto di essere arrivato
forse un po' troppo lungo. Chiuderei qui almeno per oggi. Vi lascio intanto con
una breve considerazione sull'ultima giornata. Se volete seguire il corso "Come
buttare nel cesso una stagione in una partita" mutuato dalla Facoltà
di Filosofia del Perdente, potrete affidarvi a diversi dipartimenti. C'è
quello di Mirandola, nota perché capace di bruciarsi definitivamente
il primo posto in B2 perdendo 3-1 con una formazione distaccata di 26 punti. Non
c'è male. Oppure presso le Scuole Marconi di Modena potrete assistere
alle lezioni di chi, dopo aver costruito una squadra promozione, decide di regalare
un punto alla penultima in classifica giocandosi così l'accesso ai play-off
di serie C. Non vi interessa il corso? Posso proporvi allora Teorie e Tecniche
della Decadenza. Audax Casinalbo, Eurotecnica Anderlini, Acetum Cavezzo e San
Marino vi guideranno attraverso pratiche Zen fondamentali per resistere otto
giornate ad un'inevitabile retrocessione senza suicidarsi. Ma il percorso studi
dell'Università del Volley Modenese non finisce qui
Ciao
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