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QUESTA LETTERA A LUTHER E LA RELATIVA RISPOSTA SONO LUNGHE, MA CREDETEMI, MOLTO INTERESSANTI. NON PERDETELE!
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di Aldo Zini

21/11/2001

Ho appena finito di rispondere ad una e-mail che mi è arrivata nei giorni scorsi e forse ho allungato troppo il discorso. Ci tengo ad essere chiaro, ma a volte esagero. Dovrei essere meno prolisso, più sintetico? Forse no, dove andrebbe a finire il divertimento eh? Comunque, tra un tasto e l'altro non sono ancora riuscito a mangiare e nemmeno a bere. A proposito di bere, aspettate un momento... fatto. Un bicchiere d'acqua, non è il meglio, ma è il massimo quando hai il frigo vuoto. Comunque, torniamo a noi. Quasi mi dimenticavo! Sabato ho assistito ad una partita meravigliosa, entusiasmante, accecante, basta, forse ho esagerato, ma volevo sottolineare che ho apprezzato. Quale? Iride-Casinalbo naturalmente. A dire la verità non ci speravo, ma quando sono entrato nel palazzetto ho avuto come la sensazione che mi sarei divertito e così è stato. A parte le orrende mute dell'Iride (4, il galletto è simpatico, ma senza quello siamo troppo sul funereo) lo spettacolo c'è stato, eccome. È finita 3-2 per la squadra vestita male e ho sentito dire che non se lo sarebbe meritato, perché a perdere la partita è stata l'Audax. Vero, non posso negarlo, ma nello sport chi vince è stato più bravo e più forte, il resto sono scuse. Il fatto che il successo sia arrivato più per demerito di Casinalbo che per merito dell'Iride, non cambia il risultato: hanno rubato la caramella al bambino e lo hanno fatto bene, in punta di piedi. Ci mancava solo che i giocatori dell'Audax sbattessero i piedi piangendo e il quadretto era fatto. In conclusione, l'Iride finisce sempre al tie-break per sfinimento: gli avversari non reggono psicologicamente il fatto di avere di fronte sei giocatori vestiti così, soprattutto con quei calzini.
Non voleva essere questo l'argomento di oggi, ma ne è lo spunto. Il derby (sempre questi inglesismi, ma che ci vuoi fare, lo chiamiamo "incontro tra squadre della stessa città"? arrivo che hanno già giocato) è stato arbitrato, sì lo è stato, dal primo arbitro Corbari di Parma Sì oggi parliamo di arbitri. Si dice sempre tanto male di loro, ingiustamente, ora lo faccio giustamente. Ma è mai possibile Signor Corbari che con l'esperienza accumulata in anni di arbitraggio, non sappia ancora quanto è deprimente interrompere continuamente il gioco per una doppia in palleggio? Va bene, il giudizio è soggettivo, soprattutto in un fondamentale così difficile e non voglio entrare nel merito: differenza tra tocco pulito, tocco sporco e loro unità di misura non mi interessano. Quello che mi irrita e che mi ha fatto riflettere è l'incapacità di interpretare le situazioni. Perché interrompere così tante volte il gioco? Perché insistere su giudizi opinabili, distruggendo un divertimento? Sembra una malattia. Analizziamola.
I sintomi più comuni si evidenziano soprattutto nelle categorie minori (non in serie A quindi, ma già la B1 ha i suoi casi): interruzioni continue (è questo il dramma, fossero una volta ogni tanto...) del gioco per falli discutibili e opinabili come può essere la doppia in palleggio, l'accompagnata, l'invasione aerea, la palla contesa; arroganza e sentimenti di onnipotenza verso gli atleti in campo; conseguentemente, uso spregiudicato di occhiate, espressioni ironiche, richiami, cartellini, ecc, tutti comportamenti che (per esperienza) invece di disciplinare, frammentano il gioco e innervosiscono atleti e pubblico. Più scendiamo, più il livello di gioco cala, più i sintomi suddetti intensificano il loro effetto, inoltre ne nascono dei nuovi come le incertezze nelle decisioni (è fuori, è dentro, toccata, cribbio se non lo sai fai rifare!) che portano spesso a giudizi ovviamente errati. Si arriva fino al livello finale, quello tragico, classificabile come "sintomo da Divisioni". Si riscontra soprattutto nelle tre divisioni (come dice il nome) e nei campionati under: è la non conoscenza effettiva delle regole. Si nota particolarmente nei casi di falli di rotazione, di falli del libero, di falli di invasione aerea ecc. Rimane comunque un sintomo molto raro e isolato.
A parte questa visione giocosa, la mia riflessione è seria. Se la pallavolo diventasse realmente uno sport professionistico come il calcio, con il suo giro di pubblico e di miliardi, per la categoria arbitrale sarebbe il disastro, la rivoluzione: moviole, polemiche, titoli a quattro colonne sull'arbitro del derby ecc. Non critico la preparazione tecnica. Quasi tutti i nostri arbitri sanno le regole, la questione sta nel come applicarle. Le regole vanno rispettate? Certo. Ma mai come nello sport l'applicazione dei regolamenti è così soggettiva: le norme ci sono e non vanno interpretate, ma va interpretata l'opportunità del loro uso. Che senso ha fischiare cinque, sei, sette presunte doppie a partita? E le accompagnate su attacco di seconda intenzione? E un cartellino giallo sul 13-13 al tie-break? Purtroppo molti, troppi arbitri si trovano in difficoltà nelle decisioni, nelle interpretazioni, a discapito del gioco e della tranquillità in campo (vedi il caso della signora/ina Malavasi, che sembra abbia perso il controllo e sterminato a cartellini gialli un'intera società).
Certo, le polemiche su arbitri e arbitraggi ci saranno sempre, e non cambieranno mai nulla se saranno sempre prive di razionalità. L'arbitro, infatti, decide e va rispettato sempre. Le discussioni, le grida, gli insulti sono da disprezzare (è un ovvietà direte voi, salvo che domani vi trovo ad urlare arbitro cornuto mostrandogli il dito), ma esiste realmente un problema. È evidente che la caratteristica del ruolo di arbitro impone determinate qualità che non tutti hanno. Sarebbe opportuno quindi, modificare i filtri, perfezionarli, in modo da ottenere una classe arbitrale più equilibrata dove non si vedano arbitri validi e competenti passare alla Federazione Beach-Volley perché non trovano spazio, dove non si vedano cinque cartellini gialli senza un motivo, dove non si vedano errori grossolani. Perché sbagliare è certamente umano ed è accettabile, ma perseverare, se non diabolico, è certamente frutto di una cattiva conoscenza.
Saluti... Luther Blisset

email: lutherblisset3@hotmail.com


(Traduzione a cura di Antonella Castellazzi)