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18/01/2002
La carriera cinematografica di Kong non termina qui: continua, infatti, l'anno seguente, con Il figlio di King Kong, sempre per la regia di Schoedsack e la collaborazione di Cooper, con gli effetti speciali di O'Brien. Si tratta di un ideale ma infantile seguito del primo film dove il regista Denham, perseguitato dai creditori che vogliono da lui i danni che il gigantesco scimmione ha provocato, torna nell'isola per trovare un tesoro nascosto. Oltre al tesoro trova un piccolo (si fa per dire) gorilla bianco che lo aiuta nella sua ricerca e che, addirittura, lo salva dal terremoto che sconvolge l'isola facendola inabissare. Il buon scimmione, infatti, solleva il corpo del regista sopra le acque fino a che una barca non giunge a salvarlo, dopodiche' scompare tra i flutti portando con se' il tesoro.
Il film, pregevole per gli effetti speciali, e' nel complesso molto infantile, come lo e' la terza pellicola di questa ideale trilogia, Il re dell'Africa del 1949, sempre di Schoedsack, per cui O'Brien vinse l'Oscar per gli effetti speciali. Anche qui la storia e' molto semplice: una bimba di sette anni vive insieme al padre in una fattoria del Congo e ha per amico un piccolo gorilla di nome Joe. Dieci anni dopo sia l'uno che l'altra sono cresciuti. Un giorno capita una spedizione giunta in Africa per catturare animali feroci da esibire in uno speciale night club che verra' allestito in America. Il capo della spedizione offre alla ragazza un contratto per lei e per il gigantesco animale e se li porta negli Stati Uniti, dove costituiscono l'attrazione principale dello spettacolo. I due sentono nostalgia della loro terra. Quando, una notte, tre avventori fanno ubriacare la gigantesca bestia, che devasta il locale, la polizia da' l'ordine di abbattere il gorilla, ma il proprietario del night organizza la fuga per imbarcare i due; durante l'avventuroso percorso, Joe salva dei bambini di un orfanotrofio in fiamme e cosi', sani e salvi, essi possono raggiungere la loro terra. Anche qui, come si vede, il tema e' piuttosto leggero, ma O'Brien raggiunge il vertice della perfezione, aiutato anche da un giovane e promettente allievo: Ray Harryhausen, che in seguito perfezionera' il metodo di animazione che chiamera' Dynamation.
Nel 1967, infine, King Kong conosce una seconda giovinezza nel film King Kong, il gigante della foresta, una pellicola giapponese a colori opera del prolifico regista Ishiro (o Inoshiro) Honda, dove lo scimmione combatte un suo omonimo e metallico avversario. Appena giunto in Italia, e quindi praticamente sconosciuto, e' il film Godzilla contro King Kong, dove la creatura di Cooper combatte il famoso drago giapponese e vince nella versione americana, mentre viene sconfitto in quella giapponese: singolarissimo esempio di 'tifo' di puro stampo nazionalistico fantascientifico.
Come era logico immaginare, molti imitatori presero ad esempio il personaggio del gorilla gigantesco. Fra i piu' penosi ricordiamo il regista Sam Newfield con La sfida di King Kong, che narra la storia di una lotta fra un gorilla bianco e uno nero. Nel 1961 John Lemont gira Konga, che appare all'epoca in Italia in bianco e nero per venire piu' tardi ripubblicato a colori. Qui, a causa di un esperimento, uno scimpanze' diventa un gigantesco gorilla devastatore; e' un'altra penosa prova sul tema.

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