ultimo aggiornamento: 20/01 12.15
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CORSIVO
GIUDIZIO

 
 
 

La cosiddetta “questione morale” è istanza peculiare della sinistra e dei suoi esponenti. L’espressione, forse qualcuno lo ricorderà, fu coniata da Enrico Berlinguer, al tempo segretario del Partito Comunista, al fine di mettere sotto osservazione un certo qual legame tra affari e politica, talvolta non troppo chiaro. Berlinguer parlò di “questione morale” rivolgendosi agli elettori, non a un particolare schieramento politico.
Ma la “questione morale” fu ed è rimasta prerogativa della sinistra. Giustamente. Certo non poté farsi portavoce della denuncia berlingueriana l’allora governo pentapartito. E negli anni ’90, nei corridoi che ad alcuni piacciono poco della Procura di Milano, abbiamo anche capito perché. Non può e non potrà farsi paladina della moralità l’attuale maggioranza di governo, o almeno il suo massimo esponente e parte dei suoi collaboratori. E, fino a pochi giorni fa, non lo ha fatto. Giustamente, per coerenza. La “questione morale”, il fatto che le telefonate di Fassino, le scalate di Unipol, i “consigli” di D’Alema, siano un fatto nuovo ed anche condannabile nella politica italiana sono tema da sviluppare all’interno della sinistra, tra gli elettori, nel confronto tra la base e i partiti. Con la destra spettatrice interessata, è ovvio. Ma fuori dall’agorà. Perché la destra, su questo tema, non ha nulla da insegnare e pochi giudizi da emettere. Soprattutto il presidente del consiglio.
Ha ragione Fassino a dire che non accetta giudizi di moralità da Berlusconi. Il segretario dei DS avrà sicuramente parcheggiato in divieto di sosta, qualche volta, ed ha quindi infranto le regole; ma ha la fedina penale pulita, non ha processi a carico, non ha commesso reati caduti in prescrizione. Non so se lo stesso si possa dire di Silvio, anche se in un sistema giudiziario (comunque è bene ricordarlo), pieno di comunisti (a suo dire).

Fatta questa boriosa ma indispensabile premessa entriamo nel merito.
E cerchiamo di centrare subito il problema. La sinistra, e quindi anche le sue “emanazioni” economiche, ha da tempo accettato il capitalismo e le sue regole. O meglio, parlando nel 2006, ha accettato la pressoché totale assenza di regole nel capitalismo. Di questo gli elettori spero non si meraviglino: il sogno socialista, almeno in Italia, era già tramontato alla fine degli anni ‘70.
Certo, fa specie vedere come due cooperative nate con intenti di mutuo soccorso e di solidarietà sociale (e così tutte le cooperative, rosse e bianche) come Unipol e Coop investano i loro profitti non sui soci ma in una scalata finanziaria. E un convinto assertore della originalità delle cooperative come il sottoscritto rimane quanto meno di stucco di fronte ad una simile operazione, se non deluso.
Alla delusione di chi ancora spera che si mettano dei paletti ad un capitalismo sfrenato, ad uno sfruttamento di risorse naturali e umane che credo consegnerà un futuro assai incerto ai nostri figli se non addirittura a noi stessi, subentra però l’obiettività. Il “mondo di adesso” è fatto così. L’Unipol, non dico per sopravvivere, ma quanto meno per rimanere al livello che ha raggiunto, deve lavorare in maniera da trarre profitto da operazioni anche spregiudicate. Deve accettare le regole del gioco. L’Unipol non è una cooperativa sociale, l’Unipol è una cooperativa, per dirla terra terra, di soldi. E se il mondo dei soldi prevede opa, acquisti, vendite, offerte, ad un ritmo sfrenato e a cifre vertiginose, cerca di starci dentro. Con preoccupazione e talvolta sgomento dei soci e di chi ha sempre appoggiato il mondo della cooperazione. Ma con stupore minimo dell’ambiente finanziario. Fa differenza, alle alte menti della Finanza, dello Stato, degli Affari, se a compiere operazioni del tipo “scalata BNL” sono cooperative, aziende private, o privati cittadini? Non credo. È per questo che non capisco l’intromissione di condanna da parte di una fazione politica che, al contrario, vede trionfare il proprio punto di vista e di azione. Dovrebbe gioire la destra, non condannare. Perché, per condannare, ci vuole la coscienza pulita. O, per dirla negli anni ’90, ci vogliono le mani pulite.

Il dibattito, nella sinistra, è invece aperto. Perché, per l’elettore medio di sinistra, i contatti tra i dirigenti DS e le banche e le assicurazioni, sono un fulmine a ciel sereno. Rappresentano il crollo di una religione (che per il sottoscritto è crollata tantissimi anni fa), che vedeva nei dirigenti politici PCI-PDS-DS dei cherubini immacolati, incapaci di peccare. E invece non è così. Beninteso, nessun dirigente DS ha commesso reati, mettiamolo bene in chiaro, perché anche sui mezzi d’informazione si fa confusione. Telefonare a chicchessia e dare consigli non è reato. Pranzare con chicchessia ed esprimere preferenze non è reato. Specifichiamo. E se un privato cittadino presidente di una cooperativa commette un reato (si parla, ovvio, di Consorte), la sinistra e i DS non c’entrano nulla, a meno che qualcuno (Silvio) non dimostri il contrario (o faccia una gaffe clamorosa). E ancora: il movimento cooperativo nella sua globalità non può essere identificato in Coop o Unipol. Queste ultime sono cooperative diventate ormai colossi nei rispettivi settori e sono, comunque, ancora casi isolati nel panorama della cooperazione emiliana e nazionale. Ci sono tante cooperative e tanti soci che hanno espresso anche aspre critiche nei confronti della vicenda Unipol-BNL-Consorte (è un peccato che non abbia preso una posizione così decisa anche la Lega). Il movimento cooperativo emiliano-italiano è e rimane un unicum assolutamente originale nel panorama economico europeo, e per tanti versi, almeno per il sottoscritto, rimane ancora un esempio a cui rifarsi e da seguire. E le accuse di collateralismo, se provengono da destra, sono ipocrite e sterili: in Emilia le cooperative sono tendenzialmente il meglio che ci sia sul mercato. Punto.

Tutte queste faccende, però, in seno ai DS e alle coop, rappresentano per i cittadini un tradimento della cosiddetta “questione morale”. Sono il tradimento di valori solidi in cui il popolo della sinistra ha sempre creduto. Sono il sintomo di un cambiamento radicale nella mentalità politica degli uomini di sinistra di cui l’elettore intransigente e storico non è stato avvertito. Certo, c’erano segnali per accorgersene, ma non tutti hanno la stessa capacità di cogliere il cambiamento attraverso dei simboli.
Non ho dubbi che la classe dirigente dei DS sia una classe dirigente pulita, onesta, seria. Non lo stesso si può dire di tutta la destra. Ormai, però, non c’è più alcuna differenza nell’azione politica. E, se invece un divario c’è ancora, è bene aprire un dibattito, spiegare alla base dell’elettorato di sinistra quali sono e dove sono le differenze dell’agire politico tra destra e sinistra. Perché si fa fatica a capirlo.

Per ora quello che si riesce a capire è che anche a sinistra si sono accettate le regole del gioco, e si partecipa alla disputa rispettandole. Il capitalismo ha vinto, lo sapevamo già. Ha vinto anche la “questione immorale”. Da un punto di vista etico ha vinto la destra.

Non ci resta che sperare in Fausto?

Alessandro Trebbi

Bravo Alle: non si poteva esprimere meglio di come hai fatto lo stato d'animo degli elettori di sinistra. Certo che tutto questo mi fa venire in mente un sollecito del ex buon vecchio Indro che invitava a votare per una certa fazione politica turandosi il naso! Purtroppo molti non lo hanno ancora capito ma la solidarietà è finita e purtroppo le "esigenze di mercato" spingono anche il mondo cooperativo ad investire non sui soci ma sulle scalate. Purtroppo, e me ne rendo conto solo ora, aveva ragione un vecchio dirigente della Polisportiva che, diversi anni fa, si arrabbiava perchè i prezzi ai Portali erano diversi dai prezzi della COOP di Albareto: era cominciato l'investimento sulle scalate e finito quello sui soci!!!!! - Giampaolo Armaroli - 20/01

Bravo Trebbi, ma noto che persino la tua abilità politico/oratoria tentenna un "pochino" nella giustificazione dell' affare Unipol-BNL. Essa può avere motivazioni valide interpretata in una logica speculativa, ma che nulla ha a che fare con l'ideologia di sinistra. Permettemi di dire che la tua ricerca di spiegazioni appare come un PARADOSSO, ASSOLUTAMENTE INACCETTABILE, i matematici parlerebbero di ragionamento PER ASSURDO. Cito Rutelli anche se non ricordo perfettamente le parole, ci vorrebbe un copia/incolla, ma io non ne sono tanto avvezzo: è una fortuna che la scalata di Unipol su Bnl sia andata in fumo, poichè essa avrebbe indubbiamente generato una evidente concentrazione di potere riconducibile ad un unico schieramento politico. Io delle sue parole ho capito questo, spero di non aver travisato. Infine scusami, io sono di destra, orgogliosissimo di esserlo, NON HO MAI RUBATO NULLA A NESSUNO E VERSO ALLO STATO IL 47% DI QUELLO CHE GUADAGNO, PERMETTIMI DI FARMI UNA BELLA RISATA E DI CONSTATARE LA CONTINUA INCOERENZA DELLA VOSTRA SINISTRA. Saluti - Tano - 19/01